Le buone abitudini s’imparano da piccoli. Anche a tavola. E la scuola deve dare il buon esempio. Addio dunque alle mense insipide che propinano zucchine d’inverno e broccoli d’estate. Il futuro è la mensa a km, anzi a metri zero. Un obiettivo a portata di mano non solo nei piccoli comuni, ma anche nelle metropoli. La prima grande città italiana a “testare” la ricetta del “sano, fresco e vicino” tra i banchi di scuola è Roma.
Col nuovo anno scolastico riprende infatti la sperimentazione avviata nel maggio scorso all’istituto comprensivo Uruguay, nel quartiere Cinquina, alla periferia nord della Capitale. Due volte al mese – l’entrata a regime è prevista per gennaio – i 300 alunni della scuola avranno dunque la possibilità di gustare un pasto molto speciale. Cucinato con materie prime biologiche prodotte da aziende distanti poche centinaia di metri dalla scuola. E a freschezza garantita, visto che frutta e ortaggi sono raccolti e serviti entro le 24 ore.
Basterebbe questo a rendere interessante questa sperimentazione. Che invece guarda molto più lontano, puntando a realizzare un approccio olistico all’agricoltura e all’educazione alimentare. Gli alunni della scuola coinvolta non saranno infatti semplici utenti del servizio, ma diventeranno soggetti attivi: visiteranno regolarmente le fattorie situate nei pressi del loro istituto e avranno a disposizione anche uno spazio “orto-scuola” per imparare elementi di orticoltura. E diventare, nel giro di qualche mese, coltivatori diretti di una parte del cibo che consumeranno.
“Per la prima volta in Italia in una città metropolitana si fa un esperimento di questo tipo”, ha dichiarato l’assessore alle periferie di Roma Paolo Masini, che ha promosso il progetto in collaborazione con l’assessorato alla scuola. “Coinvolgendo le scuole e le aziende del territorio si crea sviluppo e comunità”. Senza dimenticare “l’enorme valore ambientale” di una mensa scolastica improntata ai principi della sostenibilità: filiera corta, impiego di imballaggi a basso impatto ambientale e agricoltura biologica.
Inutile dire che l’obiettivo finale del Comune è estendere il marchio “mensa a metri zero” ad altre scuole della Capitale. Valorizzando così il patrimonio culturale ed enogastronomico di una metropoli che, coi suoi 50 mila ettari di campagna, è anche uno dei comuni agricoli più grandi d’Europa. E finalmente, dopo anni di disinteresse, ha forse cominciato a ricordarsene.
FONTE: Associazione dei Comuni Virtuosi