Si avvicina la scadenza per tutti gli enti che sono, infatti, tenuti a pubblicare sul proprio sito istituzionale i dati sui pagamenti per tipologia di spesa, oltre all’indicatore trimestrale di tempestività dei pagamenti relativi agli acquisti di beni, servizi, prestazioni professionali e forniture.
Secondo l’adozione del Piano triennale della prevenzione della corruzione e della trasparenza (Ptpct) 2017-2019, una delle modifiche più importanti al Dlgs n. 33 introdotte dal Dlgs 97/2016 è stata proprio quella «della piena integrazione del Programma triennale della trasparenza e dell’integrità nel Piano triennale di prevenzione della corruzione, ora anche della trasparenza (Ptpct)».
In questo senso, a rigor di logica, rivestono importanza fondamentale i debiti accumulati dalla PA verso i propri fornitori. E siamo agli sgoccioli per le comunicazioni da effettuare per non incorrere in sanzioni. Infatti, entro il 30 luglio tutti gli enti sono, infatti, tenuti a pubblicare sul proprio sito istituzionale i dati sui pagamenti per tipologia di spesa (articolo 4-bis del Dlgs 33/2013), oltre all’indicatore trimestrale di tempestività dei pagamenti relativi agli acquisti di beni, servizi, prestazioni professionali e forniture (articolo 33 del medesimo decreto).
L’indice di tempestività dei pagamenti, che fornisce la rappresentazione del ritardo medio dei pagamenti pubblici rispetto alla scadenza, deve essere riferito al secondo trimestre e accompagnato dall’indicazione dell’ammontare complessivo dei debiti de il numero delle imprese creditrici. Le amministrazioni devono pubblicare l’indicatore trimestrale di tempestività dei pagamenti relativo al secondo trimestre dell’anno sul proprio sito internet istituzionale nella sezione “Amministrazione trasparente/Pagamenti dell’amministrazione”.
Si ricorda che il Ministero dell’Economia e delle Finanze, entro breve termine, renderà disponibili e liberamente consultabili a tutte le Amministrazioni Pubbliche i dati relativi agli Indicatori di tempestività dei pagamenti (ITP) di tutte le pubbliche amministrazioni tramite un apposito cruscotto che verrà predisposto sulla Banca dati delle pubbliche amministrazioni (BDAP).
Devono inoltre essere pubblicati, con cadenza trimestrale ed annuale, l’ammontare complessivo dei debiti e il numero delle imprese creditrici. In tutto, si tratta di 65 miliardi che mancano ancora all’appello sui conti correnti delle imprese che prestano i loro servizi alla Pa.
ANNI | STIMA DEBITO PA (*) (IN MLD €) |
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TOTALE | di cui: fisiologici |
di cui: dovuti a ritardi |
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2008 | 68 | 47 | 21 |
2009 | 77 | 49 | 29 |
2010 | 81 | 53 | 27 |
2011 | 85 | 47 | 37 |
2012 | 94 | 40 | 53 |
2013 | 76 | 34 | 43 |
2014 | 72 | 32 | 40 |
2015 | 65 | 31 | 34 |
VAR. % 2015/2008 |
-5% | -34% | +62% |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Banca d’Italia
A livello operativo, per individuare la natura della spesa sostenuta occorre riferirsi, secondo quanto chiarito con la delibera Anac n. 1310/16, alle tipologie di spesa relative a risorse tecniche e strumentali strettamente connesse al perseguimento della propria attività istituzionale.
L’analisi pertanto dovrà essere effettuata in riferimento alle seguenti voci:
1) Uscite correnti: Acquisto di beni e di servizi – Trasferimenti correnti – Interessi passivi – Altre spese per redditi da capitale – Altre spese correnti
2) Uscite in conto capitale: Investimenti fissi lordi e acquisto di terreni – Contributi agli investimenti – Altri trasferimenti in conto capitale – Altre spese in conto capitale – Acquisizioni di attività finanziarie.