Successo per il Seminario sulla Cittadinanza Italiana promosso da AUCI e AGIS. Lo ius sanguinis  non è un ostacolo alle riforme, ma un tributo agli italiani emigrati i cui legami di culturali, affettivi ed identitari con l’Itania non sono mai venuti meno e anzi sono stati trasmessi di generazione in generazione.


Il 18 ottobre 2024, la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati ha ospitato il seminario “Cittadinanza Italiana: uno sguardo al futuro senza dimenticare le radici“, promosso dalle associazioni AUCI e AGIS. L’iniziativa ha segnato un momento significativo nel dibattito sulla cittadinanza italiana, portando alla luce la necessità di riconoscere il valore storico e attuale degli italo-discendenti nel contesto nazionale. Gli interventi hanno messo in evidenza come affrontare il tema della cittadinanza richieda non solo lungimiranza e visione, ma anche il rispetto delle radici che hanno contribuito a plasmare l’identità del Paese.

Il resoconto sul seminario promosso da AUCI e AGIS sulla cittadinanza italiana

Fin dall’inizio del seminario, è emerso con chiarezza che il riconoscimento della cittadinanza italiana, basata sul principio dello ius sanguinis, va vista non solo come un diritto giuridico, ma come un tributo al contributo offerto dagli italiani emigrati nel corso della storia. Le rimesse inviate in patria, il mantenimento dei legami affettivi e culturali e la trasmissione dei valori alle generazioni successive hanno giocato un ruolo fondamentale nella costruzione dell’Italia moderna, contribuendo alla sua crescita economica e sociale. Gli italo-discendenti, oggi, rappresentano non solo il ponte con il passato, ma anche una risorsa preziosa per il futuro del Paese.

Gli interventi hanno evidenziato come questa comunità continui a svolgere un ruolo cruciale per l’Italia, non solo conservando la cultura e la lingua italiana all’estero, ma anche promuovendo il “Made in Italy” e il turismo delle radici. In un momento storico in cui il Paese si trova a fronteggiare sfide demografiche e sociali, come il calo della natalità e l’invecchiamento della popolazione, gli italo-discendenti possono offrire un contributo significativo, in termini di attrazione di investimenti, rivitalizzazione delle aree interne e arricchimento culturale. La loro presenza nel mondo è una testimonianza vivente di un’identità italiana che non conosce confini e che ha saputo rinnovarsi nel tempo.

Contro la stigmatizzazione degli italo-discendenti

Non sono mancate riflessioni critiche sulle recenti narrazioni che hanno cercato di stigmatizzare gli italo-discendenti, accusandoli di voler ottenere un “facile” passaporto per l’Europa. I dati e le testimonianze presentate durante il seminario hanno invece ribadito la legittimità del diritto alla cittadinanza iure sanguinis, radicato in una storia di emigrazione che ha visto oltre 15 milioni di italiani lasciare la propria terra tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Le esperienze degli emigrati dimostrano che il legame con l’Italia è molto più profondo di una semplice opportunità economica: è un legame di sangue, cultura e appartenenza.

La complessità burocratica

Un'altra immagine del seminario dedicato alla cittadinanza italianaNella seconda parte dell’incontro, sono state affrontate le complessità legate alle procedure burocratiche per il riconoscimento della cittadinanza. I ritardi e le incongruenze nei procedimenti sono stati al centro delle discussioni, con giuristi ed esperti che hanno sottolineato l’importanza di garantire la ragionevole durata dei processi, evitando che lungaggini amministrative compromettano un diritto legittimo. È emerso un invito a superare una visione dicotomica tra ius sanguinis e ius soli, proponendo invece un modello che integri le radici culturali con una prospettiva inclusiva, capace di accogliere anche nuove identità.

Quale futuro per la cittadinanza italiana?

Il seminario ha tracciato una strada per un dibattito più informato e costruttivo sul futuro della cittadinanza italiana, superando pregiudizi e stereotipi. Riconoscere il valore storico e il contributo degli italo-discendenti significa non solo fare giustizia al passato, ma anche costruire un’Italia più aperta e consapevole del suo ruolo globale. È necessario abbracciare le proprie radici per proiettarsi verso il futuro, valorizzando l’identità italiana in un contesto internazionale e promuovendo una riforma della cittadinanza che sia in grado di riconciliare storia e innovazione, tradizione e apertura.

Le riflessioni e le proposte emerse dall’incontro del 18 ottobre rappresentano un passo importante verso una riforma che sappia davvero rendere giustizia al contributo di milioni di persone che, pur vivendo oltre confine, non hanno mai smesso di sentirsi italiani. È il momento di ripensare la cittadinanza come uno strumento per connettere generazioni e mondi diversi, riconoscendo il valore di chi, con il proprio impegno e amore per l’Italia, ha contribuito e continua a contribuire alla sua storia e alla sua crescita.