Conto alla rovescia per la legge di stabilità. Ad eccezione della flessibilità in uscita sulle pensioni, che slitterà all’inizio del prossimo anno, la finanziaria per l’anno 2016 viaggia verso i 27-30 miliardi di euro. Ieri si è tenuto a Palazzo Chigi uno degli ultimi vertici in vista della scadenza di giovedì 15 ottobre quando il Governo licenzierà il testo che poi sarà trasmesso alle Camere per un viaggio che durerà oltre due mesi. Tante le misure che finiranno nel perimetro del nuovo provvedimento.
Sul fronte dei contenuti l’obiettivo è congelare in primo luogo l’aumento dell’Iva e delle accise previsto dalle clausole di salvaguardia dell’ultima legge di stabilità e lanciare il nuovo taglio delle tasse da circa 35 miliardi per i prossimi tre anni. La prima tappa sarà proprio nel 2016 quando si dovrebbe tagliare di circa 5 miliardi l’imposizione fiscale sulla prima casa (con l’abolizione della Tasi sulla prima casa), dell’Imu agricola e di quella sui macchinari industriali imbullonati al suolo. Ancora sul piano fiscale ci dovrebbero essere i superammortamenti per le imprese abbinati ad un primo taglio dell’Ires.
Il governo dovrà poi ottemperare alle sentenze della Consulta su indicizzazione pensioni (costo 500 mln), Robin Tax e rinnovo contratti pa (almeno 1 mld ma l’esecutivo vorrebbe mettere sul piatto solo 300 milioni). I 700 mln neccessari per compensare le mancate entrate del regime di reverse charge bocciato da Bruxelles sono stati recuperati dal decreto sulla proroga della voluntary disclousure approvato l’altra settimana. E quindi non graveranno sul bilancio della manovra 2016. Per quanto riguarda il capitolo pensioni anche se la flessibilità in uscita è stata rimandata al prossimo anno alcune misure dovrebbero finire comunque nella manovra: la settima salvaguardia e la soluzione dell’opzione donna, due questioni che viaggiano su binari diversi dalla flessibilità in uscita. Anche perchè i fondi per questi interventi sono già stati stanziati con precedenti provvedimenti ed i ministri hanno preso precisi impegni a fine settembre. In arrivo ci saranno anche specifiche misure di contrasto alla povertà che probabilmente finiranno in un ddl collegato alla manovra.
Inevitabile poi la proroga della decontribuzione sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato. Con l’ultima legge di stabilità il governo ha concesso questa misura per tre anni, con uno sconto massimo di 8.060 euro all’anno per ogni assunto sui contratti stipulati nel 2015. Gli industriali chiedono di rendere permanente il taglio in modo da facilitare le assunzioni ma il costo sarebbe troppo elevato. Sono quindi allo studio agevolazioni riviste: o al Sud o alle imprese con determinati requisiti (assunzioni aggiuntive, settori innovativi) o a determinate categorie (donne, disoccupati di lunga durata). Nella manovra ci sarà spazio anche ad una revisione della spesa pubblica. Il programma, curato da Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, punta a reperire almeno 7 mld di euro, con il grosso delle risorse in arrivo dalle razionalizzazioni nei ministeri e negli acquisti della Pa, mentre è stato rimandato lo sfoltimento della giungla delle agevolazioni fiscali.