“La rivoluzione che c’è stata dal 2011 in poi nella gestione dei tributi ha fatto si che i sindaci diventassero i gabellieri dello Stato, vale a dire che noi sindaci non abbiamo più avuto la possibilità di imporre le tasse perché a queste corrispondesse un servizio ma, di fatto, siamo stati chiamati a richiedere tasse e tributi in nome e per conto dello Stato. Basti pensare che l’Imu che abbiamo chiesto per circa due anni per buona parte non è andata a confluire nelle casse comunali per essere utilizzata per servizi al cittadino ma è andata nelle casse dello Stato”. Lo ha detto Umberto Di Primio sindaco di Chieti e vicepresidente Anci intervenendo nella trasmissione di “Mi manda Rai tre” sul tema delle tasse locali.
“Oggi c’è un problema che va affrontato in modo sistemico – ha continuato Di Primio –. Noi sindaci siamo pronti a fare il nostro dovere ma allo stesso tempo non è possibile ci si chieda di dare servizi e ci si diano gli strumenti idonei per realizzarli”. “Noi sindaci lo diciamo – afferma – se ci si lasciasse gestire un po’ più autonomamente le nostre tasse, se avessimo la possibilità di dire applico questa tassa e il mio cittadino mi giudica per cosa realmente ho fatto, allora sarebbe più facile, ma con tasse imposte, tabelle imposte, spesso distanti dalla mia realtà, allora applico ma non ho i soldi per dare il servizio”.
Quanto vale oggi la maggiore tassazione? Si chiede Di Primio. “Negli ultimi quattro anni la tassazione locale è aumentata 12 miliardi di euro che non sono finiti nelle casse dei Comuni i quali, oggi, registrano negli ultimi quattro anni un saldo negativo di trasferimenti di ben 4 miliardi di euro. Altro dato – continua – è che c’è un minimo di autonomia. I Comuni possono, infatti, applicare delle riduzioni ad esempio sulla Tari ma, rispetto al passato, oggi le devono coprire con l’aumento per gli altri cittadini di quella tassazione”. Infine secondo Di Primio, “se aumentiamo la differenziata, se diamo garanzie ai Comuni di ottenere fondi che servono per fare servizi e se diminuiamo la possibilità per lo Stato di spendere e per il Comune di investire, avremmo sicuramente risolto il problema”.