Stretta sul Copyright dell’UE: addio a condivisioni e ci sarà anche una tassa sui link? Sembrano soluzioni apocalittiche ma la nuova direttiva UE potrebbe cambiare molte cose. E il mondo della cultura digitale si ribella.
La commissione Giuridica ha approvato le proposte di modifica della legislazione comunitaria sui copyright, dando il proprio benestare all’introduzione di tasse per la pubblicazione di link di articoli di giornale e a filtri che blocchino sulle grandi piattaforme contenuti audio-visivi in tutto o in parte protetti da diritti.
A questo punto il testo dovrà essere negoziato con il Consiglio dell’UE, che detiene il potere legislativo insieme al Parlamento. Sarà la plenaria del PE a decidere, fra il 3 e il 5 luglio, se questo negoziato dovrà essere condotto dalla Commissione giuridica o dal Parlamento stesso. Secondo EDRi , organizzazione europea per i diritti digitali, la negoziazione con il Consiglio potrebbe finire a ottobre, e a dicembre-gennaio ci potrebbe essere il voto finale dell’assemblea.
Ma cosa si rischia? Quali sono i passaggi cruciali?
Tassa sui link
“In nome della tutela dei diritti intellettuali e del loro rispetto, ci sarà una tassa sui collegamenti ipertestuali”. Questa la giustificazione (che regge poco) dell’UE. La cosiddetta «link tax» dovrà essere corrisposta agli editori quando si pubblicano gli indirizzi web ad un articolo di giornale e quando l’anteprima di un link incorpora un estratto o un riassunto della notizia. Tutte innovazioni doverose secondo Alex Voss, il relatore del provvedimento in commissione Giuridica. Che deve comunque difendere un provvedimento poco difendibile.
«Creatori e editori di notizie devono adattarsi al nuovo mondo di Internet come funziona oggi». L’europarlamentare ricorda che artisti ed editori di notizie, «specialmente quelli più piccoli», non vengono pagati «a causa delle pratiche di potenti piattaforme di condivisione dei contenuti online e aggregatori di notizie». Ma il rischio di abusi da parte degli editori è concreto.
Stretta sui meme?
Di fatto, le nuove norme approvate dall’Eurozona impongono un pagamento per ogni contenuto protetto. E ciò comporterà dunque molta attenzione per i contenuti di Youtube, Instagram, Facebook e così via. Perché qualsiasi video, brano o immagine tutelati da licenza non potranno essere condivisi così semplicemente, tantomeno i meme o le foto.
Inoltre, l’articolo 13 — gli Upload Filter — prevede l’implementazione di un database condiviso da tutte le piattaforme online operanti nell’Unione Europea che contiene una lista di tutti i contenuti (audio, video, immagini) coperti da copyright. Ogni qual volta che un utente vuole caricare un file multimediale su una di queste piattaforme il file verrà prima messo a paragone con quelli presenti nel database e, se viene trovata una corrispondenza, viene prima verificata la presenza di una licenza per poter utilizzare il contenuto coperto da copyright — Nel caso fosse assente, l’utente non sarà in grado di caricare il file sulla piattaforma.
Rivolta nel mondo della cultura digitale: si protesta ed è guerra
Le voci contrarie, com’è giusto che sia, non si sono fatte attendere. La direttiva Ue ha già incontrato la ferma disapprovazione di oltre 70 studiosi informatici, tra i quali il creatore del web Tim Berners-Lee e numerosi accademici e organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica e di Wikimedia Foundation.
Wikipedia Italia ha deciso di inscenare una particolare protesta piuttosto incisiva: ha oscurato tutte le proprie pagine come segno di dissenso contro le violazioni della «libertà di Internet» che sarebbero previste dalla nuova direttiva Ue sul copyright.
La petizione di Isabella Adinolfi (M5S)
“Oltre 550 mila cittadini europei hanno sottoscritto la petizione su change.org contro la direttiva europea sul copyright votata dalla Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo. Questa mobilitazione è un forte un segnale che va ascoltato. I cittadini chiedono che Internet resti libero”, così in una nota l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Isabella Adinolfi.
“Il testo votato in Commissione è obsoleto e non tiene contro delle tecnologie che stanno cambiando il modo di comunicare e informare. Gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle saranno fra i 76 firmatari che chiederanno settimana prossima di riaprire la partita. Il Parlamento europeo si opponga a ogni forma di censura della libertà della rete”, conclude Adinolfi.
La direttiva non è ancora stata approvata, quindi. Ma è già guerra. Siamo appena all’inizio.