Con il Salva-Roma salta la destinazione dell’aliquota maggiorata dello 0,8 per mille agli sconti per le famiglie sull’abitazione principale
La caratteristica principale della Tasi , la nuova imposta comunale sui servizi, resta l’indeterminatezza. Dopo un parto molto contrastato negli ultimi tre mesi dell’anno scorso, una «coda» a inizio 2014 sulla cosiddetta «super-tasi » (cioè con aliquota maggiorata per assicurare le detrazioni sulla prima casa), i termini per stabilire l’effettiva entità dell’imposta sono slittati a fine luglio grazie a un emendamento al salva-Roma ter. La nuova disposizione dà tempo agli enti locali fino al 31 luglio per approvare delibere tributarie e bilanci preventivi. Che accade allora sulla prima rata della Tasi , fissata per il 16 giugno? La strada che i Comuni dovranno imboccare prevede due direzioni distinte per le abitazioni principali e per gli altri immobili. Per le prime si pagherà in soluzione unica a dicembre, per i secondi invece resta fissata la scadenza di giugno con l’aliquota base dell’1 per mille, come addizionale all’Imu seconda casa già al 10,6 per mille. L’anticipo potrebbe essere anche superiore a quanto in effetti gli enti delibereranno in seguito: si prospetta così l’ipotesi di una restituzione.
Molta confusione. Come dire: è ancora caos per i proprietari. A meno che i Comuni non riescano a decidere e deliberare una volta per tutte entro fine maggio. Finora solo il 10% ha fissato le aliquote per il 2014. Intanto in Parlamento si annuncia battaglia sul cosiddetto «Salva-Roma», che contiene la norma sull’aumento dell’aliquota fino allo 0,8 per mille su prime o seconde case, destinata a finanziare le detrazioni sulla prima casa. La commissione ha bocciato un emendamento di FI che obbligava il Comune a destinare l’intero extragettito gli sconti e a rendere pubbliche e a certificare l’operazione. La cosa ha scatenato la reazione del presidente Daniele Capezzone (FI). «La nuova tassa, di natura patrimoniale, come ha spiegato la Corte dei Conti, da quest’anno colpirà le abitazioni principali degli italiani in alcuni casi persino in misura maggiore della vecchia Imu – dichiara Cpezzone in una nota – Governo e Anci avevano pubblicamente e ripetutamente giustificato l’aumento della Tasi di un ulteriore 0,8 per mille, con l’esigenza di finanziare detrazioni per la prima casa.
In aula daremo battaglia anche su questo punto: questo ulteriore aumento della Tasi è stato chiesto, e concesso, allo scopo di alleggerire l’imposta sulla prima casa, o è semplicemente un’ulteriore tosatura dei contribuenti?». I timori di aumenti si stanno trasformando in realtà in diversi enti locali. Molte città stanno studiando un meccanismo di prelievo che alla fine penalizzerà alcune abitazioni principali rispetto alla vecchia Imu, e magari ne avvantaggerà altre. Non sarà facile districarsi tra chi ci guadagna e chi ci rimette, anche perché stavolta le decisioni sono tutte lasciate in mano ai sindaci. A Milano si è già deciso di non destinare tutto il gettito della sovrattassa dello 0,8 per mille alle detrazioni. Il motivo è semplice: Palazzo Marino ha estremo bisogno di riequilibrare il bilancio, dopo l’abolizione dell’Imu prima casa. Così metà dell’extragettito andrà a consolidare il bilancio del Comune. Questo vuol dire che, in mancanza di detrazioni, rispetto all’Imu è a rischio aumento anche il prelievo su molte prime case. E a pagare di più saranno proprio le abitazioni di valore medio-basso, che con l’Imu erano esentate. A Roma il Campidoglio ha ipotizzato, senza tuttavia formalizzare la cosa, un’aliquota indifferenziata del 2 per mille sulle prime case. In altre città si stanno studiando detrazioni analoghe a quelle dell’Imu, ma in quel caso i proprietari degli altri immobili subiranno una piccola stangata. C’è anche l’ipotesi in cui i Comuni decidono di non applicare detrazioni e quindi di non utilizzare l’aliquota aggiuntiva, opzione prevista dalla legge.
Tra gli aumenti più pesanti, in pole position si trovano Roma e Torino. Il titolo di città più cara nella categoria A/2 spetta a Torino, con quasi 721 euro; Roma e Milano si pongono attorno ai 700 euro. Nella categoria A3 il primato va alla capitale, con 443 euro, quasi 100 in più di Milano.
FONTE: Ifel Fondazione Anci