Il Governo studia una ‘limatura’ di un punto delle attuali aliquote intermedie al 27 e al 38%, che costerebbe circa 3 miliardi e che potrebbe scattare, se i conti lo permettessero, già dal prossimo anno. Padoan: “c’è un quadro generale di compatibilità che va difeso”.
Una mini-sforbiciata all’Irpef, stavolta guardando il ceto medio, quello escluso finora sia dagli interventi in favore dei redditi bassi (gli 80 euro) sia da quelli che hanno alleggerito il fisco per le imprese. Sarebbe questa una delle idee che il governo sta esplorando per portare avanti il piano per il taglio delle tasse. Certo, le scadenze sono già state più volte indicate, e per ora confermate, e prevedono per il 2017 il taglio dell’Ires – già messo nero su bianco con l’ultima legge di Stabilità – e per il 2018 un intervento invece sulla pressione fiscale sui redditi. Il tormentone di un possibile anticipo del taglio dell’Irpef è però già scattato da tempo e, nel frattempo, proseguono studi e simulazioni degli effetti, e soprattutto dei costi, delle diverse ipotesi. Come ha detto il premier Matteo Renzi, l’ideale sarebbe “ridurre le fasce Irpef, che sono cinque”, ma una rimodulazione così radicale avrebbe costi attualmente insostenibili per le casse dello Stato.
Visti i margini ridotti di manovra, e i 15 miliardi di clausole di salvaguardia sull’Iva da bloccare, si stanno quindi studiando altre possibilità. Come quella di intervenire appunto con una ‘limatura’ di un punto delle attuali aliquote intermedie al 27 e al 38%. Intervento che costerebbe circa 3 miliardi e che potrebbe scattare, se i conti lo permettessero, già dal prossimo anno. Niente comunque, dicono dal governo, è ancora deciso, nemmeno la ‘filosofia’ di fondo da seguire. E qualunque misura verrebbe comunque dettagliata, con le relative coperture, non prima dell’autunno e della legge di Bilancio per il 2017. E sempre di ipotesi si tratta per gli altri due temi rilanciati dal capo del governo, l’abolizione del bollo auto e la flessibilità delle pensioni (per l’uscita anticipata sul piatto servirebbe almeno un miliardo), gli altri due temi rilanciati dal capo del governo. “C’è un quadro generale di compatibilità che va difeso perché è un bene per l’Italia. Questo è il compito del ministro dell’Economia”, ha commentato Pier Carlo Padoan a Radio Anch’io.