Governo e parti sociali al lavoro sugli ultimi dossier da realizzare nell’ultimo scorcio di legislatura e da concretizzare con la prossima legge di Bilancio in arrivo a metà ottobre.
Giovani e famiglie, pensioni e taglio del cuneo. Ma anche riforma del modello contrattuale. Governo e parti sociali sono al lavoro sugli ultimi dossier da realizzare nell’ultimo scorcio di legislatura e da concretizzare con la prossima legge di Bilancio in arrivo a metà ottobre. Sarà un’estate calda per i tecnici, al lavoro per mettere a punto le varie proposte, ma anche per le forze sociali con le quali si avvieranno i primi confronti tecnici.
PENSIONI: L’incontro tecnico tra sindacati è governo è fissato per martedì. Ma difficile che si arrivi ad un confronto politico prima dell’assemblea unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Il primo nodo da affrontare è quello dell’aspettativa di vita che potrebbe far salire ancora l’età per l’andata in pensione dal gennaio 2019, portandola da 66 anni e 8 mesi a 67 anni. I sindacati chiedono il blocco e il ministro Poletti li ha rassicurati sulla volontà del governo di non far salire ancora il paletto per la pensione. Il governo e il parlamento, poi, stanno studiando meccanismi per aiutare i giovani nelle loro pensioni future. Il governo starebbe pensando ad meccanismo di anticipo della previdenza privata analogo a Rita, ovvero la Rendita integrativa temporanea anticipata già prevista per accompagnare l’Ape volontaria. Il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, ipotizza invece una pensione contributiva di garanzia che “fissi un tetto di pensione dignitosa di almeno 1.000 euro netti, per chi ha una pensione liquidata in modo totalmente contributivo, aiutando a raggiungere questo obiettivo chi non ce la fa con i propri contributi”.
GIOVANI O FAMIGLIE, CUNEO O IRPEF: è questo il bivio che il governo si troverà davanti con la legge di Bilancio. Dipenderà dalle risorse. Al momento si studia l’ipotesi di una riduzione selettiva del cuneo contributivo sul lavoro per i giovani under 35, con un abbattimento dal 30-33% al 15% della contribuzione per 3 anni, fino ad un tetto di 3 mila euro l’anno. Il costo (9 milioni nel 2019, 1,5/2,5 miliardi a regime) sarebbe decisamente più basso rispetto ad un taglio dell’Irpef con il quale si punterebbe ad alleggerire invece il carico sulle famiglie con figli piccoli: un intervento questo che avrebbe come sponsor il leader del Pd Matteo Renzi ma che deve trovare compatibilità con le risorse necessarie per la manovra 2018 da varare dopo l’estate.