Il provvedimento più corposo e più atteso adottato dal Consiglio dei Ministri di fine giugno è sicuramente il riordino degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro che va ad affiancare, quello già operativo, sul sostegno al reddito dei disoccupati. Il decreto conferma, tra le righe, che la cig in deroga andrà definitivamente in soffitta entro il prossimo anno mentre resteranno cassa integrazione ordinaria e straordinaria.
A cambiare sarà la durata, drasticamente ridotta, addirittura dimezzata per alcune categorie di lavoratori (del Sud e/o ultracinquantenni): 24 mesi nel quinquennio (30 mesi per gli edili). Il tetto si alza a 36 mesi nel caso ci sia l’utilizzo per un anno dei contratti di solidarietà. Le aziende con trattative per la cessione che prevedono il riassorbimento dei cassintegrati usufruiranno di un ulteriore bonus di 6 mesi.
L’altra novità riguarda le aliquote di finanziamento dello strumento. Si prevede un bonus-malus a seconda dell’effettivo utilizzo dell’ammortizzatore da parte delle imprese: le aliquote base scendono del 10%, ma salgono – per le imprese che ne faranno uso – del 9% nei primi 12 mesi di cig, del 12% se si va avanti per un altro anno, del 15% dai 24 ai 36 mesi. La misura servirà a disincentivare usi non coerenti ha indicato Poletti. Scompare però la possibilità di ricorrere alla Cassa per le aziende decotte, senza più speranze di rialzare la testa: non si potrà ricorrere alla Cig in caso di cessazione dell’attività.
Novità anche per le aziende che sono tradizionalmente fuori dal perimetro della Cig. I dipendenti delle imprese con almeno 5 dipendenti che non possono ricorrere alla Cig potranno fruire di un sostegno al reddito a carico di un fondo di solidarietà residuale presso l’Inps, fondo che sarà finanziato dalle stesse aziende con un aliquota dello 0,45% del monte salari (0,65% se le imprese hanno piu’ di 15 dipendenti).
Buone notizie anche per la Naspi: il decreto prevede la proroga della durata massima a 24 mesi anche dopo il 2016.