2024-ritardi-pagamenti-paL’Italia continua a lottare anche nel 2024 contro i ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione (Pa), con metà dei ministeri e il 30% dei Comuni coinvolti.


Si tratta di una situazione che richiede interventi necessari per la sua risoluzione, poiché ulteriori rinvii non sono più accettabili a livello europeo. Un problema che da decenni assilla decine di migliaia di fornitori, in particolare piccole e medie imprese (PMI), che lavorano con la Pa.

Questa criticità ha avuto anche un impatto significativo sulle delicate negoziazioni con la Commissione Europea riguardo alla revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il PNRR originario, concepito per guidare l’Italia verso la ripresa economica e la resilienza, aveva come obiettivo primario l’eliminazione dei ritardi nei pagamenti entro il 2023.

Nonostante gli sforzi avviati per migliorare la tempestività dei pagamenti della PA, l’Italia non sembra essere riuscita a raggiungere questo traguardo entro i tempi previsti. Questo ha posto il governo italiano di fronte a una difficile scelta: rischiare la perdita di fondi europei o rinviare i target per evitare sanzioni finanziarie.

Il rinvio dei target al primo trimestre del 2025 è stato quindi un compromesso necessario per evitare conseguenze negative immediate, ma ha anche sollevato preoccupazioni sulla capacità effettiva dell’Italia di affrontare in modo efficace i problemi strutturali legati ai ritardi nei pagamenti della PA.

Ma si tratta di un problema semplicemente rinviato, posposto a una nuova scadenza, e non risolto. Scopriamo quindi, in primo luogo, qual è la situazone attuale e qual è l’entità esatta dei ritardi.

Anche nel 2024 continuano i ritardi nei pagamenti della Pa

L’analisi dettagliata sull’indicatore annuale sulla tempestività dei pagamenti dei vari enti pubblici (qui ad esempio la pagina di riferimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze) mette in evidenza una situazione critica. Il 26% degli enti pubblici italiani continua a superare i limiti temporali stabiliti dalla direttiva europea del 2011, che prevede il pagamento entro un certo numero di giorni dalla data di ricezione della fattura. Questo comportamento ha causato una seconda deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia Europea, indicando una violazione delle normative comunitarie e un problema cronico che necessita di interventi immediati e incisivi.

I ministeri emergono come la parte più critica del panorama, con il 56,25% di essi che superano i termini legali di pagamento. Tra di essi, il Ministero dell’Interno e dell’Università si distinguono per i ritardi più significativi, evidenziando una situazione allarmante che richiede un’attenzione particolare. Nonostante alcuni ministeri superino i tempi di pagamento di meno di 10 giorni, ci troviamo di fronte a un problema sistemico che riguarda l’intero sistema amministrativo statale.

Le difficoltà non si limitano ai livelli centrali, ma si estendono anche ai livelli territoriali, con il Sud del paese che risulta essere maggiormente colpito. Le regioni meridionali, i comuni e le aziende sanitarie locali sono tra gli enti che mostrano i maggiori ritardi nei pagamenti. Questo evidenzia una disparità geografica nell’adempimento dei pagamenti, con una concentrazione di problemi nel Mezzogiorno.

È importante notare che alcuni sforzi per recuperare i ritardi possono influenzare le statistiche, ma non risolvono il problema alla radice. Ad esempio, il fatto che alcune amministrazioni stiano accelerando i pagamenti per smaltire gli arretrati può influenzare temporaneamente le statistiche, ma non affronta le cause strutturali dei ritardi nei pagamenti.

Quali sono le misure attuali di contrasto a questo fenomeno?

Una delle risposte più immediate del governo italiano per contrastare i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione è stata l’imposizione di incentivi ai dirigenti pubblici virtuosi e di tagli alle retribuzioni dei dirigenti responsabili dei pagamenti in ritardo. Tuttavia, l’attuazione di queste misure è ancora in corso e si è rivelata complessa e soggetta a diversi ostacoli.

Lo stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha stabilito queste sanzioni come un modo per incentivare un comportamento più tempestivo e responsabile da parte dei dirigenti pubblici. Tuttavia, l’attuazione pratica di questi tagli richiede un’accurata analisi delle performance individuali dei dirigenti, oltre a un sistema di monitoraggio e valutazione efficace.

Il recente decreto PNRR-quater, introdotto per affrontare ulteriormente il problema dei ritardi nei pagamenti, prevede misure supplementari per rafforzare la lotta contro questo fenomeno. Queste misure includono la definizione di piani d’azione specifici per migliorare la tempestività dei pagamenti e il monitoraggio stretto da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Questo monitoraggio sarà fondamentale per valutare l’efficacia delle azioni intraprese e identificare eventuali aree di miglioramento. Sarà necessario un impegno costante da parte delle autorità competenti per garantire che queste misure vengano attuate in modo efficace e che i dirigenti pubblici siano effettivamente responsabilizzati per i ritardi nei pagamenti.

In conclusione, mentre le misure punitive come i tagli alle retribuzioni dei dirigenti possono fornire un incentivo immediato per migliorare la tempestività dei pagamenti, è essenziale che vengano accompagnate da un approccio più ampio che includa piani d’azione dettagliati e un monitoraggio costante da parte delle autorità competenti per garantire un cambiamento reale e duraturo nell’atteggiamento della Pubblica Amministrazione nei confronti dei pagamenti.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it