L’8 agosto 2024 i membri delle Nazioni Unite (ONU) hanno approvato all’unanimità un nuovo trattato globale destinato a rafforzare la cooperazione internazionale contro il cyber-crime: ecco tutte le novità e le opinioni sull’accordo.


Dopo tre anni di intensi negoziati, la Convenzione per la prevenzione e la lotta contro la criminalità informatica è pronta per essere sottoposta all’Assemblea Generale per l’adozione definitiva, prevista per l’autunno.

Il trattato è il frutto di un lavoro incessante iniziato nel 2019. Secondo le Nazioni Unite rappresenta un significativo passo avanti nella creazione di un quadro giuridico internazionale per affrontare i crimini informatici e facilitare lo scambio di dati tra nazioni.

Questo accordo punta a migliorare l’efficacia nella lotta contro le attività illecite come la pornografia infantile e il riciclaggio di denaro. Potrà entrare in vigore appena sarà ratificato da almeno 40 Paesi membri.

Faouzia Boumaiza Mebarki, presidente del comitato intergovernativo, che ha guidato i negoziati, ha espresso la sua soddisfazione per il risultato ottenuto:

“Abbiamo dimostrato quanto sia fondamentale la volontà politica e la nostra determinazione collettiva nel prevenire e combattere la criminalità informatica attraverso la cooperazione internazionale”. 

Il (controverso) trattato dell’ONU per fermare il cyber-crime

Tuttavia, il trattato non è privo di controversie.

L’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) ha messo in luce alcune preoccupazioni significative riguardo al testo. In particolare, il trattato consente agli Stati di richiedere prove elettroniche e dati di accesso da altre nazioni per indagare su reati punibili con almeno quattro anni di reclusione.

Questo diritto di accesso transnazionale ha sollevato timori tra esperti e difensori dei diritti umani, preoccupati che possa comportare una sorveglianza eccessiva.

Deborah Brown di Human Rights Watch ha descritto il trattato come “uno strumento di sorveglianza multilaterale senza precedenti”, avvertendo che potrebbe essere utilizzato per reprimere giornalisti, attivisti e minoranze in vari Paesi.

Al contrario, alcune delegazioni ritengono che il trattato tuteli anche troppo i diritti umani.

La Russia, ad esempio, ha criticato il trattato per le sue “eccessive garanzie sui diritti umani”. Accusando anche alcuni Stati di perseguire obiettivi egoistici sotto il pretesto di valori democratici.

Gli Stati Uniti, inoltre, hanno sollevato obiezioni riguardo alla protezione dei dati personali. Un principio sacro per molte nazioni europee, ma considerato sacrificabile da Washington in nome delle indagini.

L’articolo 42 della bozza del trattato stabilisce condizioni e salvaguardie per le indagini, includendo obblighi di rispettare le libertà fondamentali e i principi di proporzionalità, necessità e legalità. Tuttavia, Stati Uniti, Egitto, Pakistan, Oman e alcuni paesi caraibici sono stati criticati per voler ridurre tali tutele.