Il dibattito sulle fonti di energia rinnovabile in Italia si arricchisce di nuovi elementi, grazie al parere del Consiglio di Stato riguardo allo Schema di Testo Unico del Governo.


Questo documento, che dovrebbe semplificare e accelerare i procedimenti per la realizzazione degli impianti di produzione di energia verde, presenta diverse criticità evidenziate dall’organo di controllo.

Il parere del Consiglio di Stato numero 1131/2024  solleva infatti importanti interrogativi sulla procedura di approvazione del Testo Unico per le energie rinnovabili, evidenziando la necessità di rivedere e migliorare il processo normativo per garantire una transizione energetica efficace e coesa.

La sfida ora è integrare questi feedback per creare un quadro normativo che non solo semplifichi le procedure, ma che rispetti anche i diritti e le esigenze di tutte le parti coinvolte.

Tutte le lacune segnalate dal Consiglio di Stato sul Testo Unico per le Energie Rinnovabili

In primo luogo, il Consiglio di Stato critica la consuetudine di redigere le relazioni AIR (Analisi di Impatto della Regolazione) e ATN (Analisi Tecnica Normativa) in un secondo momento, dopo che il Consiglio dei Ministri ha già esaminato il decreto. Questa prassi, secondo il parere, porta a incongruenze nei documenti, come la mancata menzione dell’interesse per la “salute e la sicurezza pubblica” nell’articolo 3, comma 1. Tale omissione è in contrasto con quanto stabilito dalla direttiva 2024/2413.

In merito alla conformità delle procedure di attuazione della delega legislativa, il Consiglio di Stato ha riscontrato scostamenti significativi rispetto alle disposizioni previste dall’articolo 26 della legge n. 118/2022. In particolare, il comma 7 stabilisce che i decreti legislativi debbano essere adottati previa intesa in sede di Conferenza unificata, il che implica la partecipazione di diversi ministeri e la necessità di ottenere il parere del Consiglio di Stato entro trenta giorni. Tuttavia, il processo seguito fino ad oggi appare carente, mancando le proposte di alcuni ministeri cruciali.

Il provvedimento, che si occupa della definizione dei “regimi amministrativi” per la costruzione e l’esercizio degli impianti di energia rinnovabile, è strutturato per consentire alle regioni e agli enti locali di adeguarsi alle nuove norme. Tuttavia, l’obiettivo di semplificare e accelerare i procedimenti non è supportato da dati concreti. Non ci sono confronti chiari tra le attuali procedure autorizzative e quelle proposte, né informazioni specifiche sui tempi necessari per ottenere i titoli previsti.

In aggiunta, la relazione illustrativa non offre indicazioni sull’influenza dei soggetti proponenti riguardo ai contenuti del provvedimento. Essa si limita a menzionare l’intenzione del Ministro per le riforme di creare un decreto conforme alle disposizioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma senza evidenziare un reale coinvolgimento degli enti competenti.

La mancanza di partecipazione attiva delle amministrazioni interessate durante la fase di elaborazione normativo è un punto critico. Secondo il parere del Consiglio di Stato, questa carenza potrebbe compromettere la validità giuridica del provvedimento, riducendo l’efficacia della co-proposta da parte dei vari ministeri.

Infine, è emerso che non esiste alcuna intesa formalizzata in sede di Conferenza unificata, che è richiesta dalla legge prima di procedere con il parere del Consiglio di Stato. Tale omissione è particolarmente rilevante in un contesto normativo che deve affrontare le disparità territoriali nel rilascio dei titoli necessari per l’implementazione delle energie rinnovabili.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.