Una recente sentenza del Tar Lazio, Roma, la numero 15995/2024, sottolinea che non bastano gli effetti del tempo a sanare una condotta quale l’occupazione abusiva di un alloggio popolare.
La sentenza in esame conferma l’importanza di tutelare il patrimonio pubblico destinato all’edilizia residenziale popolare e di garantire che gli alloggi siano assegnati in modo equo e trasparente. Chiunque occupi abusivamente un alloggio popolare deve essere consapevole che il rischio di doverlo restituire è sempre presente, anche dopo molti anni.
Ecco tutti i dettagli e i principi giuridici contenuti nella sentenza.
Che cosa si intende per occupazione abusiva di alloggio popolare?
Si definisce occupazione abusiva di un alloggio popolare l’ingresso e il possesso non autorizzato di un immobile di edilizia residenziale pubblica, destinato a soddisfare le esigenze abitative di nuclei familiari con limitate capacità economiche. In altre parole, si tratta di occupare un alloggio senza avere i requisiti previsti dalla legge e senza aver ottenuto alcuna autorizzazione da parte dell’ente proprietario o gestore dell’immobile.
Cosa rende un’occupazione “abusiva”?
- mancanza di titolo: chi occupa abusivamente un alloggio non dispone di alcun titolo legale che gli consenta di abitarvi, come un contratto di affitto o un’assegnazione regolare;
- violazione della legge: l’occupazione abusiva costituisce una violazione della legge, in quanto contrasta con le norme che regolano l’assegnazione degli alloggi popolari, le quali prevedono precise procedure e requisiti;
- danno all’interesse pubblico: la fattispecie danneggia l’interesse pubblico, in quanto sottrae un alloggio a chi ne avrebbe diritto in base alla legge e alle proprie condizioni economiche.
Conseguenze dell’occupazione abusiva
Chi occupa abusivamente un alloggio popolare può incorrere in diverse conseguenze:
- denuncia penale: può configurare il reato di invasione di terreni o edifici, punito dall’articolo 633 del codice penale;
- sfratto: l’ente proprietario o gestore dell’immobile può richiedere lo sfratto dell’occupante abusivo;
- risarcimento danni: l’occupante abusivo può essere condannato al risarcimento dei danni causati all’immobile o all’ente proprietario.
La decorrenza temporale non basta a condonarla
Il recente verdetto del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha ribadito un principio fondamentale nel delicato ambito dell’assegnazione degli alloggi popolari: l’occupazione abusiva di un immobile di edilizia residenziale pubblica non può essere sanata dal semplice trascorrere del tempo.
Nel caso specifico, una cittadina romana aveva occupato senza titolo un alloggio popolare da diversi anni e aveva successivamente presentato domanda di regolarizzazione. La sua richiesta, tuttavia, è stata respinta sia dall’amministrazione comunale che, in seguito, dal TAR.
I motivi del diniego
Le ragioni alla base della sentenza sono molteplici e si ricollegano a principi giuridici consolidati:
- requisiti di accesso: per ottenere l’assegnazione di un alloggio popolare, è necessario possedere specifici requisiti, tra cui un reddito inferiore a una determinata soglia e l’assenza di altri immobili di proprietà. Nel caso in esame, il calcolo del reddito familiare, che includeva anche quello del fratello della ricorrente, ha superato il limite previsto dalla legge;
- residenza effettiva: le verifiche anagrafiche hanno dimostrato che il fratello della ricorrente ha risieduto nell’alloggio occupato abusivamente per un periodo prolungato, confermando così l’inesistenza dei requisiti per l’assegnazione;
- legittimo affidamento: la ricorrente ha sostenuto di aver maturato un legittimo affidamento nell’ottenimento dell’alloggio, in considerazione del lungo periodo di occupazione. Tuttavia, il TAR ha chiarito che il mero trascorrere del tempo non può generare un diritto all’abitazione, soprattutto quando mancano i requisiti previsti dalla legge.
Il principio di legalità e la discrezionalità tecnica
La sentenza si fonda su due principi cardine del diritto amministrativo:
- principio di legalità: l’amministrazione è tenuta a rispettare le leggi e i regolamenti che disciplinano la materia. Nel caso degli alloggi popolari, le norme sono precise e dettagliate, e l’amministrazione non può derogarvi.
- discrezionalità tecnica: l’amministrazione gode di un certo margine di discrezionalità nell’interpretazione e nell’applicazione delle norme. Tuttavia, questa discrezionalità deve essere esercitata in modo motivato e coerente con i principi generali dell’ordinamento giuridico.
Le implicazioni della sentenza
Questa sentenza ha importanti implicazioni per tutti coloro che occupano abusivamente un alloggio popolare:
- nessuna prescrizione per l’abuso: dunque il tempo non prescrive l’abuso edilizio. Anche dopo molti anni di occupazione, l’amministrazione può richiedere il rilascio dell’immobile;
- importanza dei requisiti: per ottenere un alloggio popolare è fondamentale rispettare tutti i requisiti previsti dalla legge;
- necessità di trasparenza: infine la pubblica amministrazione deve agire in modo trasparente e motivato, garantendo a tutti i cittadini il diritto di difesa.