La sentenza della Consulta sul suicidio assistito assolve i comportamenti di Marco Cappato e orienta le nostre leggi nella direzione del buon senso.
Suicidio Assistito: Corte Costituzionale approva: una vittoria della civiltà.
La Corte costituzionale dopo due giorni di camera di consiglio assolve gli atti di disobbedienza civile di Marco Cappato, promossi dall’associazione Luca Coscioni.
L’aiuto a Dj Fabo, cieco e tetraplegico, per morire in Svizzera, non è reato.
Suicidio Assistito: Corte Costituzionale approva
La Consulta, con la sentenza di ieri, ha stabilito nel dettaglio le condizioni che rendono non punibile «chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio».
Il proposito, secondo i giudici, deve essersi formato «autonomamente e liberamente», in un paziente «tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli».
In attesa di un indispensabile intervento del legislatore, la Corte ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente.
Una vittoria della civiltà
“Da oggi in Italia siamo tutti più liberi anche quelli che non sono d’accordo – commenta entusiasta Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Coscioni che accompagnò in una clinica svizzera per il suicidio assistito Fabiano Antoniani e che ora sarà certamente assolto nel processo a suo carico a Milano -. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci”.
Una stangata a un certo oscurantismo di matrice cattolica che se ne infischia delle sofferenze di un individuo appellandosi a un presunto e anacronistico diritto divino sulla nostra vita e sulle nostre scelte.
Ed è la giusta risposta alla CEI e al mondo cattolico che ancora si ostina a perpetrare idee medievali e totalmente illogiche.
Da oggi comportamenti come quelli di Marco Cappato, che aveva accompagnato in Svizzera Fabiano Antoniani, non saranno più penalmente sanzionabili. Il suicidio assistito, a determinate condizioni, chiarite dai giudici, è legittimo.