I primi 6 mesi dell’anno hanno fatto registrare una lieve crescita del ricavi ma, secondo l’ultimo rapporto Fida (Federazione Italiana Dettaglianti Alimentazione), iI 60% dei piccoli e medi commercianti del comparto prevede un futuro fatto più di ombre che di luci. Un timore dettato non solo dal calo del prezzi in atto da mesi, ma anche dalla pressione fiscale. Per 8 imprese su 10 gli oneri fiscali sono infatti aumentati negli ultimi due anni, con le difficoltà maggiori percepite dalle imprese fino a 5 addetti situate nel Mezzogiorno e nel Nord-Ovest. Sulla brusca frenata del clima di fiducia, sottolinea la Fida, ha inciso anche lo scenario post divorzio fra Regno Unito e Ue. Non va meglio con le previsioni future, visto che la preoccupazione degli imprenditori nei prossimi sei mesi è destinata ad aumentare.
Un dato che, confrontato con quello dell’Osservatorio Credito Confcommercio realizzato da Format Research, non risulta essere una prerogativa esclusiva del dettaglio alimentare ma un trend comune a tutto II terziario. Così II 50% del commercianti ha dovuto rivedere la propria strategia, rinunciando agli investimenti già programmati, interrompendo quelli in corso o abbandonando l’idea di effettuarne di nuovi. Nemmeno il Jobs Act sembra poter ridare slancio a un comparto che, a causa della revisione al ribasso del bonus occupazionale, ha tirato i remi in barca dal punto di vista delle assunzioni arrestando la svolta impressa nella seconda parte 2015. Stando alle previsioni dovrebbe però essere solo una pausa temporanea: la stima per la seconda metà dell’anno è di una nuova leggera crescita del ricorso agli sgravi fiscali, seppur con un aumento della quota per le trasformazione del tempi determinati a scapito delle assunzioni ex novo. Un dato in chiaroscuro arriva dal fronte finanziario.
Se nella prima metà dell’anno la capacità delle imprese dl far fronte ai propri impegni è cresciuta lievemente, per I prossimi mesi si prevede una fase dl stagnazione. Un altro segnale non proprio incoraggiante arriva infine dall’accesso al credito: circa II 25% del proprietari di negozi alimentari, ortofrutticoli e pescherie ha chiesto un fido, un finanziamento o la rinegoziazione dl uno dei due. Tuttavia, tra coloro che hanno inoltrato la domanda solo II 38,5% si è visto accordare la cifra auspicata.