abbandono-estivo-cani-e-gattiCosa rischia chi ricorre all’abbandono estivo di cani e gatti? Quest’anno il fenomeno sembra in aumento, ma si ammonisce gravemente chi ci sta pensando a non farlo: le conseguenze sono infatti gravissime.


Se con la pandemia Covid è aumentato il numero di italiani che hanno deciso di accogliere nelle loro case un animale da compagnia, ora il rischio è che molti dei nuovi padroni ricorrano all’abbandono di cani e gatti nel periodo estivo.

Ma attenzione: fare un gesto del genere, eticamente esecrabile, può comportare gravi sanzioni a livello anche penale.

Scopriamone di più.

Abbandono estivo cani e gatti in aumento: i dati

Ogni anno il problema, causato da vigliacchi e persone senza cuore, riguarda in media 80.000 gatti e 50.000 cani, che vanno a incrementare il numero di randagi, pari a circa 900.000.

L’80% di questi rischia di essere vittima di un incidente, di morire di stenti o di subire maltrattamenti e solo una piccola percentuale trova rifugio nelle strutture come l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) o di altre associazioni di volontariato.

Cosa rischia chi ricorre all’abbandono estivo di cani e gatti?

Si tratta di un reato gravissimo.

L’abbandono di animale in Italia è un reato in Italia da circa quindici anni, mentre prima era punito solo con sanzioni amministrative. La legge 189 del 2004 (art. 1 co.3) ha introdotto il nuovo articolo 727 del codice penale, che punisce l’abbandono di animali.

L’articolo 727 del codice penale, infatti, recita che chi abbandona un cucciolo o lo detiene in condizioni non adeguate può andare incontro a una multa da 1.000 a 10.000 euro e all’arresto fino a un anno.

Letteralmente:

Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze.

La campagna della Fnovi: l’abbandono è un incubo

Per sensibilizzare sul tema, la Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (Fnovi) lancia la campagna “L’abbandono è un incubo.”

Questo il comunicato lanciato dalla Federazione qualche giorno fa sul proprio portale:

Gli animali da affezione sono esseri sociali. Non possono vivere soli. Comunicano con noi, lo fanno attraverso il proprio linguaggio, ma anche se non lo comprendiamo alla perfezione è impossibile non comunicare con loro, anche se non siamo degli “esperti”. E’ un “mistero” che si compie ogni giorno e che ci dice quanto profondo sia il legame che ci tiene uniti, che ci porta a condividere lo stesso destino. La scelta di un cane e di un gatto è forse il passo più difficile da compiere, ed è il primo atto di amore verso il nostro amico a quattro zampe. La prima domanda a cui rispondere è: sono all’altezza, sono in grado di gestire il mio amico?
Ho tempo per dedicarmi alla nostra relazione? Deve essere subito ben chiaro che le esigenze dell’animale dovranno trovare soddisfazione ei suoi bisogni dovranno essere rispettati. Sia che si tratti o meno di un meticcio, non si potrà ignorare la sua natura, la sua memoria di razza. Dovrà essere considerato il “da dove viene il cane” o il gatto i suoi trascorsi di vita, il suo bagaglio di competenze sociali, se abituato o meno a convivere con gli uomini e gli altri animali. E, non ultimo, i costi per la sua cura e la sua gestione

Sono davvero tante e complesse le dinamiche che costruiscono la carta d’identità dell’animale, e le responsabilità nella sua gestione non ricadono solo nel proprietario. L’allevatore, se è un animale di razza, ha la responsabilità di crescere e selezionare un soggetto equilibrato e di cederlo alla famiglia in grado di gestirlo. Il volontario e la struttura di canile che cede un ospite, hanno la responsabilità di affidare il cane o il gatto alla famiglia che sarà all’altezza di offrire tutte le cure, le attenzioni richieste. Il medico veterinario ha la responsabilità di assicurare il benessere del pet e di tutti quelli che vivono nel medesimo contesto familiare. L’educatore, se interpellato, ha la responsabilità di valutare il nuovo arrivato e di individuare il percorso migliore per facilitare la convivenza con l’essere umano. Una scelta consapevole è prevenzione. Inutile dire quanta sofferenza subisca un animale vittima di un abbandono. E quanto questa ferita resti nel suo vissuto, nelle sue insicurezze, nel suo disagio sociale, nelle sue difficoltà nel ritrovare equilibrio e la certezza di una relazione quando viene dato poi in adozione in una nuova famiglia.
E nell’ambito della prevenzione all’abbandono degli animali, i medici veterinari hanno un ruolo chiave: sono i primi attori sul territorio responsabili della salute pubblica e possono attivare il percorso del patentino, che non è solo uno strumento di formazione per i proprietari di cani da rieducare, ma strumento di conoscenza per tutti i proprietari per una relazione consapevole.

Un pastore lappone, raccontando la vita del suo popolo ad Axel Munthe, medico svedese che dedicò la sua vita a difendere gli animali, gli raccontò questa leggenda: “I cani persero il dono della parola quando questa fu data all’uomo, ma possono capire ogni cosa che si dica loro. Nei tempi passati tutti gli animali parlavano, e i fiori, gli alberi, le pietre e tutte le cose inanimate erano state create dallo stesso Dio che aveva creato l’uomo, il quale doveva essere gentile con gli animali e trattare le cose inanimate come se sentissero e capissero”. Il giorno del Giudizio, gli animali sarebbero chiamati primi da Dio per testimoniare sull’uomo morto. Solamente dopo che gli animali si fossero pronunciati, sarebbero chiamati a testimoniare i suoi simili”. Ebbene sì, il giudizio più importante, quello decisivo, passerà dagli occhi e dal cuore di un animale. Prepariamoci.

Sito ufficiale della campagna: https://nellesuezampe.it/ 

Manuela Michelazzi

Specialista in Etologia Applicata e Benessere Animale. Diplomata all’European College in Animal Welfare and Behavioural Medicine (ECAWBM).

Esperta in Comportamento Animale (FNOVI).

 

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it