Per effetto della nuova riforma della Pubblica Amministrazione è stato abolito definitivamente il P.R.A., il pubblico registro automobilistico, e al suo posto l’archivio dei beni mobili registrati (automobili, motocicli, ecc.) sarà gestito dalla Motorizzazione. Inoltre, sarà sufficiente la carta di circolazione ad attestare la proprietà del mezzo.
Arriva dunque il trasferimento, “previa valutazione della sostenibilità organizzativa ed economica”, delle funzioni svolte dagli uffici del Pubblico Registro Automobilistico (PRA) dall’ACI al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con conseguente introduzione di un’unica modalità di archiviazione finalizzata al rilascio di un documento unico contenente i dati di proprietà e di circolazione di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi, da perseguire anche attraverso l’eventuale istituzione di un’agenzia o altra struttura sottoposta alla vigilanza del predetto Ministero (art. 8, comma 1, lett. d).
Grazie all’articolo 1 della riforma, da adesso in poi si potrà avere un solo e unico documento per abbassare i già citati costi dei cittadini. Ma in che modo? Semplice: sarà creato un archivio che rilascerà il documento, utile per sapere le notizie del mezzo in questione e le relative informazioni sulla proprietà. Però, secondo il testo del Senato tutto ciò va prefisso “attraverso il collegamento e l’interoperabilità dei dati detenuti dalle diverse strutture, riorganizzando, anche mediante eventuale accorpamento, le funzioni svolte dagli uffici del Pubblico registro automobilistico e dalla Direzione generale per la motorizzazione del Ministero”.
La legge non dice molto altro e, sicuramente, ne sapremo di più solo quando usciranno i decreti legislativi che avranno il compito di attuare le nuove disposizioni: decreti che spetterà al Governo adottare entro 12 mesi dall’entrata in vigore della riforma.
In verità, a cambiare è più che altro l’aspetto burocratico della tenuta della documentazione sui beni mobili registrati, ma non la loro qualità, che rimarrà la stessa: dunque, auto e moto saranno ugualmente soggette a ipoteca, al fermo di Equitalia, alla dichiarazione di vendita nel caso di veicoli nuovi e all’atto di vendita per quelli invece usati. Con l’abolizione del P.R.A. sparirà anche il documento che tale ente rilasciava, ossia il certificato di proprietà. Già dalla fine del 2013 si parlava di un documento unico.
Obiettivo tagliare drasticamente i costi, e il risparmio diretto per i cittadini, che versano ogni anno al Pra oltre 230 milioni di euro, di cui quasi la metà, 120 milioni, servono per pagare il personale, dovrebbe essere pesante: circa 60 milioni. Dal punto di vista pratico, però, cambia poco: la carta di circolazione (che di fatto sarà il documento unico e continuerà a dover essere tenuta a bordo) certificherà (sempre fino a prova contraria, come il certificato di proprietà) anche la proprietà del mezzo. Stesso discorso (come già accade accade dal 2006) per i ciclomotori, con la differenza che per questi ultimi non ci vuole l’autentica della firma del venditore.