A Palermo un dipendente di un pub ha fatto suonare con gli amplificatori del locale la canzone “Faccetta Nera” durante il controllo degli agenti della polizia municipale: scatta la denuncia.


Un episodio controverso ha scosso la movida di Palermo nel corso del fine settimana: un dipendente di un locale del centro è stato denunciato per apologia di fascismo dopo aver diffuso ad alto volume la canzone Faccetta nera mentre la polizia locale era impegnata in un intervento per il controllo delle attività serali.

In un pub di Palermo si suona “Faccetta Nera”: denuncia per apologia di fascismo

L’incidente si è verificato in un pub, dove, in presenza degli agenti e di numerosi clienti, un dipendente ha deciso di far partire il brano legato al regime fascista, utilizzando l’impianto di amplificazione del locale. Questo gesto ha portato all’immediata segnalazione all’autorità giudiziaria per propaganda fascista, una condotta punibile penalmente in Italia per via della sua associazione a ideologie antidemocratiche.

Non è stata però l’unica irregolarità riscontrata durante i controlli: sotto il profilo amministrativo, i titolari del locale sono stati multati per aver diffuso musica senza le autorizzazioni necessarie e per aver occupato abusivamente una porzione di suolo pubblico. Oltre all’occupazione non autorizzata, che copriva circa 40 metri quadrati, è emerso che l’area in questione, peraltro considerata un bene culturale, era stata invasa da arredi e attrezzature senza alcuna concessione, deturpando così uno spazio di valore storico e artistico.

Le conseguenze delle infrazioni e la replica dei titolari

A fronte di queste infrazioni, le autorità hanno disposto il sequestro dell’impianto elettroacustico e la sospensione dell’attività musicale, che potrà riprendere solo dopo che i titolari presenteranno una perizia fonometrica conforme alle normative vigenti. Per quanto riguarda l’occupazione abusiva, i gestori saranno chiamati a rispondere della loro condotta davanti alle autorità competenti e, secondo le disposizioni di legge, potrebbero essere soggetti a ulteriori sanzioni.

Il dipendente invece finisce direttamente sotto conseguenze penali: dovrà rispondere del reato di apologia fascista per aver fatto partire la canzone durante i controlli.

I titolari del pub hanno già dichiarato di aver inoltrato le sanzioni amministrative all’ufficio legale per valutare una possibile opposizione, affermando che tutte le attività del locale rispettano la normativa vigente. Nessun commento invece sulla condotta penalmente rilevante del dipendente.

Apologia di fascismo: normativa, sanzioni e memoria storica

La recente denuncia per apologia del fascismo a Palermo, come altri casi eclatanti come quello della scorsa estate del consigliere di FdI a Verona, riporta in primo piano il valore delle norme che vietano la diffusione di ideologie totalitarie, ricordandoci l’importanza di tutelare la memoria storica del nostro Paese. La scelta di proibire l’esaltazione del regime fascista affonda le radici nel vissuto traumatico dell’Italia del Novecento, segnato dalle gravi violazioni dei diritti umani e dalle devastazioni inflitte durante la dittatura e la Seconda guerra mondiale.

L’apologia di fascismo rappresenta un reato introdotto dalla Legge Scelba, approvata nel 1952, per arginare qualsiasi tentativo di restaurare o diffondere simboli, linguaggi e idee riconducibili a quell’epoca. Questo provvedimento, introdotto nel primo decennio della Repubblica Italiana, non fu solo una reazione al passato, ma anche una misura per salvaguardare il futuro: impedire che atteggiamenti nostalgici potessero rimettere in discussione i principi democratici conquistati con la Costituzione. L’articolo 4 della Legge Scelba stabilisce pene per chiunque propagandi idee fasciste o inneggi a movimenti di ispirazione fascista, ritenendo tali atti una potenziale minaccia alla stabilità della democrazia e un oltraggio alle istituzioni nate dalla Resistenza.

Questa legge, completata successivamente dalla Legge Mancino del 1993, mira a reprimere e prevenire qualsiasi manifestazione di odio ideologico, razzista o xenofobo, ampliando l’ambito d’azione per combattere propaganda e gesti che incitano alla violenza o al razzismo. Le due norme insieme formano un sistema di difesa civile che non solo stabilisce sanzioni penali per gli atti di apologia, ma cerca anche di scoraggiare la normalizzazione di ideologie estremiste.

La gravità di questi episodi è sottovalutata

Ciononostante, episodi come questi indicano che la gravità di simili gesti è ancora sottovalutata da alcuni. La scelta di diffondere pubblicamente una canzone come “Faccetta nera” può sembrare una provocazione isolata o una scelta provocatoria, ma essa rievoca simboli e valori antidemocratici che il Paese ha deciso di ripudiare proprio per evitare di ripetere gli errori del passato. La diffusione di messaggi legati al fascismo, soprattutto in contesti pubblici, va oltre il singolo atto: sottovalutare questi episodi rischia di abbassare la soglia di tolleranza verso comportamenti che sfidano apertamente i valori democratici.

In tale contesto, educazione e consapevolezza storica svolgono un ruolo fondamentale. Le nuove generazioni devono conoscere gli eventi tragici che hanno segnato il secolo scorso e che hanno reso necessaria la messa al bando delle ideologie totalitarie, affinché possano comprendere appieno l’importanza di una democrazia basata su inclusione, pluralismo e rispetto reciproco. La memoria storica non è un semplice ricordo del passato, ma uno strumento per costruire un presente e un futuro fondati sulla dignità e sull’uguaglianza.