Nei giorni scorsi si è tenuta una importante riunione del Comitato di indirizzo e sorveglianza del Piano di azione e coesione “Infanzia e anziani”, nel corso della quale anche grazie all’impegno determinante dell’ANCI si è preso atto della repentina inversione di tendenza sui reali andamenti di spesa nei territori meridionali per la realizzazione di importanti investimenti in materia di servizi per l’infanzia e per gli anziani non autosufficienti. Il segretario generale dell’ANCI Veronica Nicotra, preso atto che i dati degli impegni finanziari nelle quattro Regioni interessate (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) sono attualmente attestati a circa 170 milioni di euro, pari al 71% del finanziamento complessivo per la prima annualità, sottolinea che “solo quattro mesi fa si era fermi al 15% e che questa inversione di tendenza rende possibile evitare i tagli previsti dalla Legge di stabilità a livello sanzionatorio con forte penalizzazione dei Comuni e delle fasce più deboli meridionali”.
Allo stesso tempo, continua Nicotra, “va registrato che grazie anche all’intervento di forte supporto e di orientamento svolto dall’ANCI, le relazioni inter-istituzionali tra Comuni e Regioni sono fortemente migliorate verso modelli di effettiva concertazione collaborativa sul piano dei monitoraggi e dei supporti riferiti agli andamenti di spesa ed alle effettive realizzazioni dei servizi e delle opere finanziate. Su questo il ruolo e l’impegno delle ANCI regionali si rivela fondamentale, nella misura in cui le stesse procedono ad una piena assunzione di consapevolezza della sfida e delle relative responsabilità co-direzionali”.
“Grazie anche alla ottima collaborazione tra Autorità di gestione ed ANCI – conclude il segretario generale – è altamente probabile che il Dipartimento della Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri valuti positivamente la richiesta di proroga formulata dall’AdG e da noi formalmente sostenuta; la fine del programma potrebbe essere spostata a giugno 2018, rispetto al termine previsto del 2017. Quest’ultimo è un dato essenziale, perché ora il lavoro deve continuare con la stessa intensità, se non forse maggiore, tenendo conto che la filiera ordinaria dei servizi sociali nelle Regioni interessate continua ad essere debole e malcerta” .