Come suddivideresti la spesa pubblica se fossi il sindaco del tuo comune? Ci sono realtà che hanno realizzato concretamente le scelte che avresti fatto tu? Oggi proponiamo come caso un progetto di data visualization. Ideato a partire dai dati del Censimento Istat Industria e Servizi 2011, Istatopoli si è aggiudicato il primo premio del Censimenti Data Challenge di Istat. Rendere disponibile un dato significa, non solo renderlo pubblico, ma anche fruibile ed utilizzabile da chi è interessato a conoscerlo ed esaminarlo.

Alzi la mano chi di noi, pensando alla propria città, non ha mai detto: “Ah, se fossi io il sindaco, farei le cose diversamente!”. Ma cosa comporta esattamente fare delle scelte come amministratore? E come sono gestiti realmente nelle nostre città alcuni dei principali servizi pubblici, come l’erogazione dell’acqua e l’istruzione?

Da queste riflessioni è nata Istatopoli, una visualizzazione grafica interattiva che utilizza i dati del Censimento Industria e Servizi 2011 dell’Istat relativi al numero di addetti che lavorano nel settore pubblico, privato e non profit nei comparti dell’istruzione, della cultura, della sanità e della gestione di acqua e rifiuti. L’utente è invitato a indossare i panni di sindaco di una città ideale, Istatopoli appunto, con il compito di assegnare a ogni servizio la percentuale di risorse umane che ritiene più opportuna per ottenere il funzionamento ottimale di ciascun settore. Alla fine del percorso – concepito come un gioco basato sui dati – le sue scelte saranno confrontabili con i dati reali, che descrivono la situazione nei capoluoghi regionali e provinciali italiani.

Dietro a questo meccanismo semplice e giocoso che permette di conoscere e capire in maniera immediata i dati del Censimento, la prima sfida affrontata è stata di mettere a fuoco quali informazioni contenute nel database Istat fossero le più significative, rispetto all’esperienza quotidiana di ogni cittadino e rispetto al tema, sempreverde nelle cronache giornalistiche, della qualità, del costo e dell’importanza dei servizi pubblici essenziali.

Parafrasando una citazione di Albert Einstein, potremmo dire che una buona data visualization deve sforzarsi di rendere i dati che racconta “il più semplici possibili, ma non di più”.

In altre parole, una volta individuato il focus, l’esigenza successiva è stata trovare il giusto equilibrio tra la chiarezza e l’efficacia del contenuto: tra l’idea iniziale e il prodotto finale, c’è materialmente un importante lavoro di raffinazione non solo dei dati da utilizzare, ma del concetto e della forma scelta per rappresentarli.

L’estetica ha chiaramente una sua parte: la scelta di usare una grafica e colori che richiamano il mondo delle illustrazioni per i bambini è un modo per dire all’utente che può esplorare questo spicchio della realtà economica nazionale senza timori reverenziali. L’elemento del gioco, anzi, lo chiama in causa, dando la possibilità di mettere alla prova le proprie opinioni in ambito politico-economico.

Il risultato del confronto tra le scelte fatte e la situazione reale delle città italiane, infine, concretizza sia la divulgazione del dato – che rischierebbe altrimenti per la maggioranza dei cittadini di restare “sepolto” tra decine di altri numeri – sia fornisce vari spunti di riflessione. Nel mondo ideale di Istatopoli, infatti, qualunque scelta amministrativa è possibile, ma può portarci a scoprire come magari in alcune città certe decisioni siano già state realizzate oppure, a sorpresa, ci racconta come il non profit stia diventando in Italia un settore produttivo a tutti gli effetti, che crea un crescente numero di contratti di lavoro e non fa affidamento solo sui volontari, che mantengono comunque un peso di tutto rispetto.

Creare una data visualization è un lavoro di artigianato, nel quale entrano in gioco diversi saperi. Nello specifico, la capacità di individuare i dati più significativi, la comunicazione attraverso un messaggio semplice ma non banalizzante, la scrittura del codice che permette la fruizione interattiva del dato, l’ideazione della grafica che “veste” l’intero progetto.

Il tutto a partire dalla disponibilità in formato open dei dati del Censimento, un aspetto non del tutto scontato: qualunque sia la fonte, ente pubblico o privato, rendere disponibile un dato significa, oltre che renderlo pubblico, fare in modo che sia tecnicamente fruibile da chi è interessato a conoscerlo ed esaminarlo. Lavorare sui dati, per chi li raccoglie e li pubblica e per chi, come noi, li utilizza per comunicarli è un esercizio di democrazia, magari piccolo, ma comunque significativo perché può contribuire a far crescere la nostra consapevolezza come cittadini.

In questo contesto, infografiche e gamification sono uno strumento che ci aiuta ad avvicinare, confrontare e verificare il luogo comune con la realtà. Val la pena, dunque, non perdere l’occasione di “mettersi nei dati degli altri”.

 

 

 

FONTE: Forum PA

AUTORE: Clara Attene

 

 

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