La Cassazione, tramite una recente sentenza, ha ribadito che l’ingiunzione di demolizione resta valida anche dopo decenni dalla relativa sentenza di condanna: ecco i dettagli.


I giudici della Suprema Corte, con la sentenza n. 28545 del 16 luglio 2024, hanno infatti confermato che l’ingiunzione a demolire un immobile abusivo, anche se emessa molti anni dopo la sentenza di condanna, non viola il principio di proporzionalità. Questa decisione, pronunciata dalla Terza Sezione Penale, rafforza un principio giuridico già consolidato, sottolineando come l’ordine di demolizione rimanga valido nonostante il tempo trascorso.

Il caso di Palermo

La vicenda giudiziaria nasce da un abuso edilizio commesso a Palermo, dove un immobile di tre piani risultava costruito in una zona sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali, senza le necessarie autorizzazioni. Nonostante l’intervento delle autorità e il sequestro dell’edificio, i lavori erano stati completati illegalmente. Già nel 1995, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva ordinato la demolizione della struttura, un ordine parzialmente confermato dalla Corte d’Appello di Palermo nel 1997.

Tuttavia, l’effettiva ingiunzione a demolire è stata notificata solo nel 2023, ben 26 anni dopo la sentenza definitiva. Di fronte a questa situazione, il proprietario dell’immobile ha contestato l’ingiunzione, sostenendo che un periodo così lungo tra la condanna e l’esecuzione della demolizione configurasse una violazione del diritto alla ragionevole durata del processo, richiamando anche una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) del 2008.

L’ingiunzione di demolizione è valida anche dopo decenni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Nella sentenza, si ribadisce che l’ordine di demolizione di un manufatto abusivo non costituisce una sanzione penale, bensì amministrativa, e pertanto non soggetta a prescrizione. I giudici hanno inoltre chiarito che la sentenza della Corte EDU richiamata dal ricorrente non è applicabile al caso in esame, in quanto quella riguardava un ritardo nella constatazione dell’abuso e non nella sua esecuzione.

Un aspetto rilevante della decisione riguarda l’interpretazione del principio di proporzionalità. La Cassazione ha stabilito che il lungo periodo trascorso prima dell’esecuzione della demolizione non può essere considerato una violazione di tale principio. Al contrario, ha sottolineato che l’obbligo di demolire incombe in primo luogo sul condannato, il quale, beneficiando indebitamente del prolungamento dei tempi, non può poi lamentarsi dell’esecuzione tardiva dell’ordine.

Considerazioni finali sulla decisione della Cassazione

La Corte ha anche affrontato la questione delle condizioni personali del ricorrente, il quale aveva invocato lo stato di necessità e le difficoltà economiche come motivi per evitare la demolizione. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto irrilevante tale argomento, dato che l’immobile risultava costruito consapevolmente in violazione della legge in un’area vincolata.

In conclusione, questa pronuncia conferma che l‘ingiunzione a demolire un immobile abusivo rimane legittima anche a distanza di decenni, respingendo qualsiasi argomento basato sulla presunta sproporzionalità dell’intervento tardivo. Questo verdetto rappresenta un ulteriore tassello nella giurisprudenza italiana in materia di abusi edilizi, ribadendo la fermezza dello Stato nella tutela del territorio e del paesaggio.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.