Le imprese del Turismo guardano con attenzione e preoccupazione al percorso di modifica della tassazione sugli immobili che il presidente del Consiglio ha annunciato nei giorni scorsi. L’IMU più la TASI pagati nel solo 2014 dal settore ammonta a circa di 893 milioni di Euro, pari a 817 Euro per ciascuna delle 1,1 milioni di camere esistenti nei circa 34 mila alberghi italiani.
Si tratta di un prezzo enorme, reso ancor più gravoso dal fatto che l’imposta è dovuta anche in relazione ai periodi di bassa stagione, quando gli alberghi sono a riposo o comunque semivuoti, così come nei tanti casi in cui, a causa della crisi di questi anni, le porte delle strutture si sono purtroppo chiuse definitivamente.
Chieste dunque al Governo di riconoscere la tipicità dell’immobile alberghiero, che costituisce un investimento ad uso produttivo, al pari dei cosiddetti imbullonati che si prevede di esentare.
Le misure preannunciate, se non saranno accompagnate da opportuni correttivi tesi a parificare le condizioni di concorrenza tra soggetti che operano sullo stesso mercato, aggraveranno i fenomeni distorsivi già diffusi nel settore turismo, determinando ulteriori vantaggi in favore degli esercizi ricettivi che beneficiano del fatto di essere ubicati in immobili che dovrebbero essere destinati a civile abitazione o (bed and breakfast, affitti brevi, etc.) o ad uso agricolo (agriturismo).
Stesso mercato, stesse regole. È questa la bussola che chiediamo alle istituzioni di seguire, a tutela non solo delle imprese alberghiere ma anche di tutti coloro che gestiscono le nuove forme di ospitalità nel rispetto delle regole.