Con l’introduzione del D.Lgs. 36/2023, il panorama normativo degli appalti pubblici ha subito cambiamenti significativi, che riguardano anche l’acquisto di sistemi di videosorveglianza.


Questo ambito, caratterizzato da una forte componente tecnologica, richiede un approccio integrato che tenga conto di lavori, beni e servizi. Con questa disamina si sono affrontate le problematiche principali di questa tipologia di appalti, sottolineando la necessità di una progettazione tecnica accurata e una gestione attenta della fase esecutiva.

L’inquadramento dell’acquisto di videosorveglianza: tra lavori, beni e servizi

Quando si affronta l’acquisto di un sistema di videosorveglianza, è fondamentale considerarlo come un appalto misto, che coinvolge tre categorie distinte di prestazioni:

  1. Lavori: includono l’installazione di cavi, sistemi di telecomunicazione, impianti elettrici e di trasmissione dati.
  2. Beni: videocamere, server, monitor, antenne, software, e tutte le componenti hardware necessarie.
  3. Servizi: manutenzione degli impianti e del software, configurazione dei sistemi, migrazione dati, formazione del personale.

Secondo il nuovo Codice degli Appalti, l’aggiudicazione di un contratto misto deve avvenire applicando le norme che regolano la prestazione principale, ossia quella di maggior valore economico. Tuttavia, questa distinzione richiede un’attenta valutazione preliminare, per evitare errori nella fase di predisposizione della gara.

La progettazione tecnica: un elemento chiave

Un tema centrale riguarda la necessità di una progettazione tecnica adeguata per gli appalti di videosorveglianza. Nonostante il D.Lgs. 36/2023 preveda che la progettazione di servizi e forniture possa essere gestita internamente dalle stazioni appaltanti, l’esperienza dimostra che in molti casi mancano le competenze tecniche adeguate.

Dai sondaggi condotti, emerge che una percentuale significativa di stazioni appaltanti basa le proprie gare su preventivi forniti da ditte esterne o su note predisposte dall’ufficio tecnico interno, senza avvalersi di una progettazione tecnica qualificata. Questo approccio, seppur comune, è altamente sconsigliato, poiché espone le amministrazioni a rischi economici e tecnici, soprattutto nella fase esecutiva.

È essenziale che il progetto tecnico sia redatto da professionisti qualificati, che possano garantire una pianificazione accurata e ridurre al minimo le sorprese economiche o tecniche in fase esecutiva. Un progetto ben strutturato permette, inoltre, di pianificare le attività di manutenzione e assistenza nel lungo termine, garantendo così una gestione più efficiente del sistema.

L’affidamento degli appalti di videosorveglianza: criteri e procedure

Il D.Lgs. 36/2023 offre diverse modalità di affidamento per gli appalti di videosorveglianza, in base all’importo complessivo dell’appalto. Le principali opzioni sono:

  • Affidamento diretto per lavori di importo inferiore a 150.000 euro e per servizi e forniture sotto i 140.000 euro. Questa modalità consente di evitare la consultazione di più operatori, a condizione che siano scelti soggetti con esperienze pregresse documentate.
  • Procedura negoziata senza bando per lavori di importo tra 150.000 e 1 milione di euro, e per servizi e forniture tra 140.000 euro e le soglie comunitarie. In questo caso, è necessario consultare almeno cinque operatori economici.

Uno degli errori più comuni commessi dalle stazioni appaltanti riguarda la selezione degli operatori da invitare alle procedure negoziate. Pratiche come il sorteggio casuale o l’invito di operatori basati solo su elenchi preesistenti sono fortemente sconsigliate. La normativa prevede che la selezione avvenga tramite criteri oggettivi, pubblicati preventivamente, e che sia garantita la trasparenza delle operazioni.

Il ruolo strategico della sicurezza urbana integrata

Un ulteriore aspetto rilevante discusso nel contesto degli appalti di videosorveglianza è il concetto di sicurezza urbana integrata, che implica la collaborazione tra diversi livelli di governo e soggetti istituzionali per creare un sistema unitario e integrato di sicurezza per la comunità.

Gli appalti di videosorveglianza, in questo contesto, devono essere progettati tenendo conto delle esigenze specifiche di ciascun territorio e delle normative locali e nazionali in materia di sicurezza. L’acquisto di sistemi tecnologici avanzati, infatti, rappresenta solo una parte dell’intero processo: è fondamentale che il sistema venga integrato in una strategia più ampia che coinvolga tutte le forze dell’ordine e le amministrazioni locali.

Conclusioni: buone pratiche per gli appalti di videosorveglianza

L’acquisto e la gestione di sistemi di videosorveglianza rappresentano una sfida complessa per le stazioni appaltanti, che devono confrontarsi con requisiti tecnici, normativi e organizzativi molto specifici. Per garantire il successo di questi appalti, è essenziale seguire alcune buone pratiche:

  1. Predisporre una progettazione tecnica accurata, evitando di affidarsi a preventivi forniti dalle ditte proponenti.
  2. Assicurare la trasparenza nelle procedure negoziate, adottando criteri di selezione oggettivi e pubblici.
  3. Integrare la videosorveglianza in una strategia di sicurezza urbana, coinvolgendo tutte le forze istituzionali competenti.
  4. Pianificare la manutenzione e l’assistenza fin dalla fase progettuale, garantendo la continuità operativa del sistema nel tempo.

Seguire queste linee guida permetterà alle stazioni appaltanti di gestire al meglio gli appalti di videosorveglianza, riducendo i rischi e garantendo una maggiore efficienza e trasparenza.


Fonte: articolo di Luca Leccisotti (Dirigente amministrativo SSN ed esperto in Appalti)