I dati preoccupanti emergono da una recente nota di commento emessa dalla fondazione GIMBE: la spesa sanitaria in Italia è al di sotto della media europea e dei paesi G7.
Secondo Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, il finanziamento della sanità pubblica è diventato uno dei temi più discussi nelle aule parlamentari e nei consigli regionali. La difficoltà delle Regioni nel garantire livelli essenziali di assistenza e servizi adeguati è sempre più evidente. I cittadini lamentano problemi quali lunghi tempi di attesa per visite e esami, sovraffollamento dei pronto soccorso e difficoltà nel trovare medici di famiglia. Inoltre, persistono disuguaglianze regionali, migrazione sanitaria e un aumento della spesa privata che mette a rischio l’accesso alle cure.
Allarme dalla fondazione GIMBE: Italia ultima per spesa sanitaria nei paesi G7
Nel 2023, l’Italia si colloca infatti al 16° posto tra i 27 Paesi europei dell’area OCSE per spesa sanitaria pubblica pro capite, e all’ultimo posto tra le nazioni del G7. Con una spesa sanitaria pubblica che rappresenta il 6,2% del PIL, l’Italia rimane significativamente al di sotto della media OCSE del 6,9% e della media europea del 6,8%.
L’analisi, basata sui dati del dataset OECD Health Statistics aggiornato a luglio 2024, mette in evidenza il divario della spesa sanitaria italiana rispetto agli altri Paesi. La spesa pro capite in Italia, pari a 3.574 dollari, è inferiore alla media OCSE di 4.174 dollari e alla media europea di 4.470 dollari. In Europa, l’Italia precede solo Spagna, Portogallo, Grecia e alcuni Paesi dell’Est.
Il divario è ancora più marcato tra i Paesi del G7. Dal 2008, l’Italia è sempre stata in fondo alla classifica, con un aumento della spesa pro capite molto inferiore rispetto ai suoi partner. Nel 2023, la spesa pro capite italiana di 3.574 dollari è superata di oltre il doppio dalla Germania, che spende 7.253 dollari per abitante.
Anche le principali istituzioni, come la Corte dei Conti e la Corte Costituzionale, hanno messo in luce il sottofinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Cinque Regioni e le opposizioni hanno proposto leggi per aumentare il finanziamento pubblico al 7% del PIL. Anche il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha riconosciuto che il 7% del PIL rappresenta il livello minimo necessario per sostenere adeguatamente la sanità pubblica.
Scenari futuri e il ruolo centrale della prossima Manovra 2025
La Fondazione GIMBE sottolinea che il Servizio Sanitario Nazionale è un’emergenza nazionale e richiede un cambiamento radicale. Le prossime discussioni sulla Legge di Bilancio 2025 saranno cruciali per indirizzare risorse adeguate alla sanità pubblica e avviare riforme sistemiche. Senza un aumento significativo del finanziamento e senza riforme coraggiose, il rischio è quello di assistere a un ulteriore deterioramento del diritto alla salute, con effetti devastanti soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione.
Il Servizio Sanitario Nazionale, fondato sui principi di universalità e equità, è pertanto a un punto di svolta. È essenziale che il governo risponda alle richieste di riforma e investimento per garantire che la sanità pubblica possa continuare a servire tutti i cittadini in modo giusto e sostenibile. La prossima manovra rappresenta un’opportunità per compiere una svolta significativa in questo ambito e per evitare un futuro in cui l’accesso alle cure diventi un privilegio per pochi piuttosto che un diritto per tutti.