farmaci umani per animali domesticiLe spese veterinarie sono sempre molto esose, ma è stato recentemente deciso di somministrare farmaci umani anche ai nostri amici a quattro zampe. Scopriamone di più.


Le cure veterinarie possono essere molto costose: le spese per i nostri animali domestici sono spesso molto alte e non tutte le famiglie possono permettersi spese così ingenti.
In Italia, ci sono oltre 15 milioni di cani e gatti domestici e le cure veterinarie per curarli possono gravare di molto sulle spese famigliari.

Se da un lato si richiedono a gran voce delle convenzioni per la cura dei nostri amici a quattro zampe, dall’altro si sta cercando di trovare delle soluzioni idonee per poter ridurre le spese.

Recentemente è stata approvata la possibilità di usare farmaci umani per animali domestici. Scopriamone di più.

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Farmaci umani per animali domestici: in cosa consiste

Con la Legge di Bilancio 2021 è stato approvato anche un emendamento che consente la prescrizione in deroga di farmaci umani per le cure veterinarie.

Nell’emendamento, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 21 maggio, si afferma che sarà possibile prescrivere un farmaco ad uso umano al posto del farmaco veterinario

“a condizione che tale medicinale contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario”.

Si tratta di un provvedimento atteso da anni dalle associazioni animaliste, soprattutto dalla Lega antivivisezione. L’Associazione combatte da anni per una riduzione delle spese veterinarie, ma anche da milioni di cittadini. In questo modo, si garantirà una maggiore semplicità per le cure degli animali domestici e un notevole risparmio per tante famiglie italiane, che si trovano in difficoltà economiche e non possono dare le cure adatte ai propri animali domestici.

Si stima, infatti, che mantenere un cane abbia un costo di 700/ 800 euro all’anno, ma le spese possono arrivare anche a 2000 euro, in caso di problemi di salute del nostro amico a quattro zampe.
Si tratta di un’enorme vittoria per le associazioni animaliste che, dal 2006, provavano a far approvare questa legge, denunciando prezzi troppo alti per i farmaci veterinari, che spesso portano all’abbandono degli animali domestici.

Speranza ha anche affermato che:

“Prendersi cura sempre meglio della salute degli animali da compagnia non è solo un gesto d’affetto e di riconoscenza. Significa garantire un’importante funzione relazionale e sociale che gli animali svolgono verso gli umani e tutelare la salute seguendo l’ottica One Health, un approccio che tiene insieme il nostro benessere, quello degli animali e quello dell’ambiente”.

A beneficiare della nuova legge saranno circa il 40% delle famiglie italiane, che potranno risparmiare oltre il 90% per alcune patologie animali. Nel decreto s’indicano i veterinari come gli unici soggetti autorizzati a prevedere il trattamento di un animale ammalato, con medicinali concepiti per gli esseri umani.

Come già detto, il farmaco deve assolutamente contenere il medesimo principio attivo del relativo medicinale veterinario, ma ci sono alcune eccezioni:

  • Il medicinale non dove contenere sostante antibiotiche di importanza critica per la salute umana, ovvero non potranno essere messe a rischio le scorte di medicinali fondamentali per le persone.
  • Il farmaco non deve essere nella lista dei medicinali temporaneamente carenti, pubblicata sul portale dell’Aifa (l’Agenzia Italiana del farmaco).

Detrazione spese veterinarie: a questo link la guida completa.

Farmaci umani per animali domestici: i dubbi in merito

farmaci umani per animali domesticiNonostante sia stata approvata la possibilità di curare gli animali domestici con farmaci umani, in molti hanno sollevato qualche dubbio.

In primis i veterinari, soprattutto riguardo l’allegato A del decreto, che prevede diverse clausole che limiteranno la reale possibilità di scelta da parte dei medici. Nell’emendamento è presente l’obbligo di test di sensibilità per l’uso degli antibiotici non soggetti a limitazioni, che possono richiedere fino a 7 giorni per l’approvazione, col rischio di ritardare il trattamento di infezioni gravi.

Ma i dubbi vengono anche dall’Europa:

“La Commissione non era a conoscenza della legge n. 178 del 30 dicembre 2020 e intende chiarire ulteriormente la questione con le autorità italiane competenti”.

Lo ha dichiarato da Commissaria Europea alla Salute Stella Kyriakides. L’Italia, infatti, è l’unico Paese europeo ad aver introdotto una norma del genere.

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Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it