Non si placa la tempesta attorno all’ex Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ora al centro di un’inchiesta condotta dalla Procura di Roma. I reati contestati sono peculato e rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio.
La notizia e segna un nuovo capitolo nel controverso scandalo che ha scosso recentemente il governo. L’inchiesta è il risultato di un esposto presentato dal leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, e si inserisce nel contesto del cosiddetto “Bocciagate“. L’affare coinvolge l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, che è stata al centro di controversie relative ai suoi rapporti con il ministero.
Scopriamone di più e cerchiamo di comprendere cosa rischia in concreto l’ex titolare del dicastero della cultura.
L’ex ministro Sangiuliano indagato per peculato e rivelazione segreto d’Ufficio
Gennaro Sangiuliano è accusato di due gravi reati: peculato e rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio. Esaminiamo più da vicino queste accuse e il processo giudiziario in corso.
L’accusa di peculato
Il peculato riguarda l’appropriazione indebita di fondi pubblici. In questo caso, l’accusa è che Sangiuliano potrebbe aver utilizzato risorse statali per coprire i costi dei viaggi dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia. Se confermato, questo comportamento rappresenterebbe un abuso di denaro pubblico, in quanto i fondi statali sono destinati esclusivamente a scopi ufficiali e istituzionali. L’inchiesta dovrà determinare se questi viaggi fossero legittimi e autorizzati o se, al contrario, abbiano costituito una spesa impropria.
L’accusa di rivelazione di segreto d’Ufficio
Il secondo reato contestato, la rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio, riguarda la possibile divulgazione di informazioni riservate. Sangiuliano è accusato di aver condiviso documenti segreti riguardanti il G7 con Boccia. Questo tipo di infrazione implica la trasmissione non autorizzata di materiale riservato, che potrebbe compromettere la sicurezza o l’integrità di eventi internazionali di alta rilevanza.
Giudizio nelle mani del Tribunale dei ministri
Poiché Sangiuliano ha ricoperto una carica ministeriale fino a poco tempo fa, il suo caso viene trattato dal Tribunale dei ministri, una sezione speciale del Tribunale ordinario. Questo organismo ha la competenza esclusiva per i crimini commessi da membri del governo durante il loro mandato. Tuttavia, anche se il Tribunale dei ministri ha la competenza diretta, il procedimento giudiziario rimane sotto la giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato o della Camera, a seconda del caso.
Il Tribunale dei ministri avrà 90 giorni per esaminare il fascicolo e compiere le necessarie verifiche. Questo periodo servirà per raccogliere ulteriori prove, ascoltare testimoni e valutare la fondatezza delle accuse. Se il Tribunale riterrà che vi siano elementi sufficienti, il caso potrebbe essere portato avanti con ulteriori azioni legali.
La linea di difesa sostenuta dal legale dell’ex ministro
Sangiuliano ha sempre negato qualsiasi abuso di denaro pubblico a favore di Boccia. In merito alla rivelazione di segreti d’ufficio, l’ex ministro ha dichiarato che non ci sono stati scambi di informazioni riservate. La posizione di Sangiuliano è sostenuta dal suo avvocato, Silverio Sica, che ha espresso piena fiducia nella posizione del suo assistito. L’avvocato ha dichiarato in alcuni recenti interventi televisivi di aver esaminato approfonditamente tutte le comunicazioni tra Sangiuliano e Boccia e ha aggiunto che non teme le dichiarazioni che la manager potrebbe fare.
Cosa rischia adesso Gennaro Sangiuliano?
Il peculato e la rivelazione di segreti d’ufficio sono due crimini gravi previsti dal codice penale italiano, che riguardano rispettivamente l’abuso di denaro pubblico e la gestione delle informazioni riservate. Analizziamo in dettaglio le disposizioni legali e le implicazioni di questi reati.
Peculato: definizione e pene
L’articolo 314 del codice penale italiano disciplina il reato di peculato. Secondo questa norma:
- definizione: il peculato si configura quando un pubblico ufficiale o una persona incaricata di pubblico servizio, che ha il possesso o la disponibilità di denaro o beni altrui per ragioni legate al proprio ufficio, se ne appropria illecitamente.;
- pena: la pena per il peculato varia a seconda della gravità del fatto. La sanzione principale è la reclusione da quattro anni a dieci anni e sei mesi. Tuttavia, se il reo ha agito con l’intenzione di fare un uso momentaneo del bene e successivamente lo ha restituito immediatamente, la pena è ridotta a un intervallo da sei mesi a tre anni di reclusione.
Rivelazione di segreti d’ufficio: definizione e pene
Il reato di rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio è regolato dall’articolo 326 del codice penale italiano. Questa norma stabilisce:
- rivelazione di notizie riservate: un pubblico ufficiale o una persona incaricata di un pubblico servizio che viola i doveri inerenti alle sue funzioni o abusa della sua posizione per rivelare notizie riservate, o per facilitare in qualsiasi modo la loro conoscenza, può essere punito con una pena di reclusione da sei mesi a tre anni;
- agevolazione colposa: se la rivelazione è avvenuta in modo colposo, ossia senza intenzione diretta di violare la legge ma per negligenza, la pena prevista è fino a un anno di reclusione;
- uso illegittimo per profitto: se il pubblico ufficiale utilizza in modo illegittimo le notizie riservate per ottenere un indebito profitto patrimoniale o non patrimoniale, la pena può variare da due a cinque anni di reclusione. Se il fine è causare danni ingiusti ad altri, la pena può arrivare fino a due anni di reclusione.