debiti-pa-miliardi-euro-impreseAncora troppi i miliardi bloccati per le Imprese dai debiti delle PA e dallo stop attuale alle opere pubbliche: la denuncia della CGIA Mestre.


Debiti della PA: miliardi di euro per le Imprese ancora bloccati. Tra i debiti commerciali non ancora onorati (53 miliardi di euro) e la mancata apertura di tantissimi cantieri relativi a infrastrutture strategiche e a opere pubbliche minori distribuite lungo il Paese (per un valore di 62 miliardi), la nostra Pubblica Amministrazione (PA) blocca complessivamente 115 miliardi di spesa che sarebbero indispensabili per fronteggiare l’attuale situazione economica.

A rendere nota la situazione è la CGIA Mestre.

Debiti della PA: miliardi di euro per le Imprese ancora bloccati, situazione preoccupante

Mentre aspettiamo che i 27 Paesi dell’UE trovino un accordo per consentire l’utilizzo dei coronabond – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – nel frattempo sarebbe opportuno che la nostra PA pagasse i propri fornitori e fosse in grado di avviare le tante opere pubbliche. Che, ironia della sorte, sono in buona parte quasi tutte finanziate.

Se sbloccate, queste misure darebbero una prima importante iniezione di liquidità al sistema economico del Paese. Invece, la cattiva burocrazia e il malfunzionamento della macchina pubblica continuano a rappresentare un problema molto serio, quanto la rovinosa caduta che l’economia italiana si appresta a subire nei prossimi mesi”.

Secondo i dati riportati nella “Relazione annuale 2018”, presentata il 31 maggio 2019 dalla Banca d’Italia, l’ammontare complessivo dei debiti commerciali della nostra PA sarebbe pari a circa 53 miliardi di euro, metà dei quali ascrivibili ai ritardi di pagamento.

L’utilizzo del condizionale è d’obbligo, visto che il periodico monitoraggio condotto dai ricercatori di via Nazionale si basa su indagini campionarie condotte sulle imprese e dalle segnalazioni di vigilanza. Da cui emergono dei risultati che, secondo gli stessi estensori delle stime, sono caratterizzati da un elevato grado di incertezza.

La cause

Le principali cause che hanno dato origine a questa cattiva abitudine tipicamente italiana sono le seguenti:

  • la mancanza di liquidità da parte del committente pubblico;
  • i ritardi intenzionali;
  • l’inefficienza di molte amministrazioni a emettere in tempi ragionevolmente brevi i certificati di pagamento;
  • le contestazioni che allungano la liquidazione delle fatture.

A queste ragioni ne vanno aggiunte almeno altre due. Che, tra le altre cose, il 28 gennaio 2020 hanno indotto la Corte di Giustizia europea a condannarci. Esse sono:

  • la richiesta, spesso avanzata dalla PA nei confronti degli esecutori delle opere, di ritardare l’emissione degli stati di avanzamento dei lavori o l’invio delle fatture;
  • l’istanza rivolta dall’Amministrazione pubblica al fornitore di accettare, durante la stipula del contratto, tempi di pagamento superiori ai limiti previsti per legge senza l’applicazione degli interessi di mora in caso di ritardo.

A questo link il testo completo del Report della CGIA Mestre.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it