corte-costituzionale-carcere-diffamazionePer la Corte Costituzionale il reato di diffamazione a mezzo stampa non merita il carcere, circoscritto solo a circostanze estremamente gravi.


La Corte costituzionale ha dunque esaminato le questioni sollevate dai Tribunali di Salerno e di Bari sulla legittimità costituzionale della pena detentiva prevista per la diffamazione a mezzo stampa.

Si evidenziava infatti il contrasto con l’articolo 21 della Costituzione e con l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Corte Costituzionale: Carcere per Diffamazione solo in casi estremamente gravi

L’Ufficio stampa fa sapere che la Corte ha dichiarato incostituzionale l’articolo 13 della legge sulla stampa (n. 47 del 1948) che fa scattare obbligatoriamente, in caso di condanna per diffamazione a mezzo stampa compiuta mediante l’attribuzione di un fatto determinato, la reclusione da uno a sei anni insieme al pagamento di una multa.

È stato invece ritenuto compatibile con la Costituzione l’articolo 595, terzo comma, del Codice penale, che prevede, per le ordinarie ipotesi di diffamazione compiute a mezzo della stampa o di unaltra forma di pubblicità, la reclusione da sei mesi a tre anni oppure, in alternativa, il pagamento di una multa.

Quest’ultima norma consente infatti al giudice di sanzionare con la pena detentiva i soli casi di eccezionale gravità.

Resta peraltro attuale la necessitàdi un complessivo intervento del legislatore, in grado di assicurare un più adeguato bilanciamento tra libertà di manifestazione del pensiero e tutela della reputazione individuale, anche alla luce dei pericoli sempre maggiori connessi all’evoluzione dei mezzi di comunicazione.

Il commento dell’Ordine dei Giornalisti

“La Corte Costituzionale ha fatto la sua parte portando l’Italia nel solco della giurisprudenza di Strasburgo. Siamo soddisfatti la svolta è storica perché l’incubo del carcere in via ordinaria svanisce, mentre l’ipotesi dell’eccezionale gravità è residuale e comincia in concreto a porre dei distinguo tra colpa e dolo che potranno essere meglio definiti quando ci sarà la politica, il Lancillotto di questa vicenda. Non siamo mai stati in otto. Grazie, comunque, a quanti hanno avanzato la questione e grazie anche all’avvocato Giuseppe Vitiello che ha patrocinato le ragioni dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti”.

Così commenta Carlo Verna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti a margine della sentenza della Corte Costituzionale sul carcere ai giornalisti prevista per la diffamazione a mezzo stampa.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it