La Consulta ha infatti recentemente emesso una sentenza che pone un freno a una modifica al processo di cassazione per la convalida del trattenimento degli stranieri, in particolare quelli espulsi o richiedenti protezione internazionale.


Il provvedimento, introdotto dal decreto-legge 145/2024, ritenuto parzialmente illegittimo per violazione dei principi costituzionali, in particolare per quanto riguarda l’accesso al contraddittorio e al diritto di difesa.

Nel suo giudizio, la Corte ha esaminato la procedura prevista per il ricorso in Cassazione sulla convalida del trattenimento, che secondo la nuova disciplina doveva essere trattato in modo simile alla procedura consensuale per il mandato di arresto europeo.

Quest’ultima, infatti, consente di giudicare la validità del ricorso senza l’intervento diretto delle parti coinvolte, ma solo sulla base delle motivazioni del procuratore generale, in una udienza a porte chiuse. Tale sistema, adottato per motivi di efficienza e rapidità, si ritiene inadeguato per il caso della convalida del trattenimento degli stranieri, dove il confronto tra le parti risulta essenziale per garantire i diritti fondamentali degli individui coinvolti.

Convalida del trattenimento degli stranieri: la Consulta boccia le nuove procedure

La Corte ha rilevato che l’applicazione di un rito così semplificato non sarebbe stato compatibile con le specificità del caso in oggetto, dove la presenza di contrapposizioni tra le parti rende necessario un processo che permetta una discussione più ampia. La giustizia in materia di trattenimento degli stranieri, infatti, richiede una valutazione approfondita che va oltre la semplice legittimità della misura restrittiva adottata, e coinvolge anche questioni relative alla protezione internazionale e ai diritti umani.

La sentenza ha dichiarato che la normativa introdotta con il decreto-legge 145/2024, in particolare l’articolo che rimanda alla procedura per il mandato di arresto europeo, viola gli articoli 3 e 24 della Costituzione, che tutelano l’uguaglianza e il diritto di difesa. Per porre rimedio, la Corte ha proposto di applicare la disciplina procedurale prevista per il mandato di arresto ordinario, che pur essendo una procedura semplificata, consente comunque alle parti di essere ascoltate e garantisce un esame più ampio del caso.

Pur dichiarando l’illegittimità parziale della norma, la Corte ha precisato che il legislatore può intervenire per riformare la procedura, purché rispetti i principi costituzionali e, in particolare, il diritto al contraddittorio. La sentenza rappresenta quindi un monito affinché le procedure giuridiche, anche quelle destinate a garantire l’efficienza del sistema, non compromettano i diritti fondamentali degli individui coinvolti, e che la ricerca di soluzioni più rapide non venga mai a scapito della giustizia e della trasparenza.

In conclusione, la Corte ha sottolineato la necessità di una revisione della procedura nel caso in cui l’aumento dei ricorsi rendesse necessario un adattamento della normativa, affinché sia sempre garantito il rispetto dei diritti costituzionali dei cittadini, sia italiani che stranieri.

Il testo della decisione

Qui il documento completo.