Con il parere 137/2023 il Consiglio di Stato esprime una serie di obiezioni al decreto che riscrive le regole dei concorsi pubblici.
Il parere dei giudici amministrativi si riferisce al decreto che, dopo più di 28 anni, cambia le regole per l’accesso agli impieghi e le modalità di svolgimento dei concorsi pubblici.
L’obiettivo di questo testo era quello di superare le situazioni di svantaggio e garantire massima partecipazione ai concorsi e piena trasparenza ed efficienza nelle procedure.
Tuttavia il Consiglio di Stato non sembra essere del tutto d’accordo e muove diverse obiezioni a questo nuovo dispositivo normativo, contenuto nel Dl 36/2022.
Consiglio di Stato: stop a riforma dei Concorsi Pubblici
I giudici amministrativi ritengono, in particolare, che è necessaria un’attenta valutazione della digitalizzazione delle procedure, sia in relazione alle modalità di accesso alle prove concorsuali, sia al loro svolgimento.
Nello specifico, all’interno del parere, emerge la seguente considerazione:
“Al fine di perseguire e valorizzare le potenzialità insite nel ricorso alle nuove tecnologie, in termini di velocizzazione e di semplificazione delle modalità di presentazione delle domande di partecipazione e anche dello svolgimento delle stesse prove selettive, la Sezione ritiene che sia necessaria e utile una panoramica dei principali profili di rischio derivanti dalla loro utilizzazione.”
Pertanto il Consiglio di Stato chiede alla Funzione pubblica di motivare con numeri, statistiche e analisi fattuali gli effetti positivi della riforma che altrimenti restano “apodittici” e “indimostrati“.
Inoltre rappresentano una criticità anche le norme sulla parità di genere: secondo i giudici non si trova nel testo una specifica indicazione e qualsiasi riferimento all’adeguamento dei meccanismi di riserva e titoli di preferenza al nuovo contesto ed alla salvaguardia della parità.
In tal senso i giudici sostengono che:
“ […] l’assenza di una analisi di dati e di elementi di fatto, relativi alla situazione attuale delle amministrazioni non consente di comprendere l’efficacia della nuova disciplina rispetto alle finalità dichiarate e di escludere che si tratti solo di una sorta di “riaffermazione di principio”, a prescindere da una sua effettiva valenza in termini di risoluzione di situazioni discriminatorie effettivamente esistenti e non altrimenti correggibili che con un nuovo ed ulteriore intervento normativo.”
Alla luce di queste considerazioni i giudici ritengono opportuno sottoporre all’attenzione del Ministero tutti gli elementi di criticità riscontrati nel testo sottoposto all’esame.
Il testo completo del parere
Potete consultare qui di seguito il documento completo.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it