Il prossimo correttivo al Codice degli Appalti solleva diverse perplessità da parte del Consiglio di Stato, che lo boccia in maniera decisa.
Nel parere n. 1463 del 2 dicembre 2024, evidenzia infatti tutti gli aspetti rilevanti e potenzialmente problematici. Si tratta di un invito a rivedere l’approccio adottato, puntando su maggiore chiarezza, concertazione e analisi dettagliata degli impatti.
Solo così sarà possibile rendere il correttivo uno strumento efficace per modernizzare il sistema degli appalti pubblici, in linea con gli obiettivi di trasparenza, efficienza e sostenibilità richiesti a livello nazionale ed europeo.
- Il Consiglio di Stato boccia il correttivo al Codice Appalti
- Il testo completo del parere
Il Consiglio di Stato boccia il correttivo al Codice Appalti
Tra i punti critici emerge l’introduzione dell’Allegato I.01, relativo ai contratti collettivi, e le modifiche proposte in tema di ruolo e poteri del Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e dei responsabili di fase.
Dubbi sulla delega di competenze al RUP e ai responsabili di fase
ha espresso significative perplessità riguardo alla possibilità di attribuire una delega estesa e non sufficientemente definita al Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e ai responsabili di fase. Questa previsione, secondo i giudici, rischia di introdurre elementi di incertezza operativa, con potenziali ripercussioni sull’efficacia e sulla trasparenza dei procedimenti amministrativi.
I rischi della delega indefinita
La delega, così come proposta, è formulata in termini che non chiariscono con precisione l’ambito delle attività trasferibili, né definiscono i limiti di responsabilità tra il delegante e i delegati. Questa ambiguità potrebbe portare a sovrapposizioni di ruoli e competenze, aumentando il rischio di contenziosi e rallentamenti nelle procedure.
Un aspetto critico evidenziato dal Consiglio di Stato riguarda il bilanciamento tra l’autonomia gestionale del RUP e il necessario controllo amministrativo. La figura del RUP è centrale nel garantire la corretta gestione delle gare pubbliche, fungendo da punto di raccordo tra i diversi attori coinvolti. Tuttavia, un ampliamento delle sue prerogative attraverso una delega poco strutturata potrebbe compromettere il sistema di checks and balances che tutela la legalità e l’efficienza degli appalti.
Autonomia gestionale vs controllo amministrativo
L’equilibrio tra autonomia e controllo è un tema particolarmente sensibile nel settore degli appalti pubblici, dove la necessità di semplificare i procedimenti si scontra con l’obbligo di garantire trasparenza e rispetto delle norme. Delegare un ampio spettro di funzioni al RUP e ai responsabili di fase senza un quadro normativo chiaro potrebbe aumentare i rischi di discrezionalità e abuso, incidendo negativamente sulla fiducia del sistema degli appalti.
Le osservazioni del Consiglio di Stato
Nel suo parere, il Consiglio di Stato ha invitato il legislatore a fornire una maggiore specificità normativa, delineando in modo chiaro i confini delle competenze trasferibili e prevedendo adeguati strumenti di monitoraggio e controllo. Secondo i giudici, una maggiore precisione legislativa è fondamentale per prevenire possibili disallineamenti applicativi e garantire che l’autonomia gestionale non si traduca in una deregolamentazione di fatto.
L’analisi di impatto della regolamentazione: un documento lacunoso
Il correttivo è stato accompagnato da un’Analisi di Impatto della Regolamentazione (AIR), che illustra il contesto e gli obiettivi dell’intervento, anche in relazione agli impegni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e al dialogo con la Commissione Europea. Tuttavia, secondo il Consiglio di Stato, il documento risulta insufficiente sotto molti aspetti cruciali:
- non sono state fornite previsioni specifiche sull’impatto economico e sociale delle nuove norme, né sui loro effetti attesi in termini di riduzione dei tempi e semplificazione delle procedure;
- mancano analisi dettagliate relative alle piccole e medie imprese (PMI), le quali, nonostante gli obiettivi dichiarati di agevolazione, potrebbero incontrare ostacoli nell’accesso ai mercati pubblici a causa della crescente complessità amministrativa e digitale;
- le stazioni appaltanti più piccole, con organici limitati, rischiano di trovarsi in difficoltà nell’adattarsi alle nuove disposizioni, evidenziando un effetto asimmetrico rispetto agli intenti del legislatore.
Obiettivi del PNRR e rapporti con la Commissione Europea
Il Consiglio ha inoltre segnalato che gli obiettivi del PNRR, che dovrebbero guidare il correttivo, non sono stati dettagliatamente illustrati né sostenuti da interlocuzioni documentate con la Commissione Europea. Questo elemento indebolisce la coerenza tra gli obiettivi dichiarati e le modifiche normative proposte.
Parere della Conferenza Unificata mancante
Un altro aspetto critico è l’assenza del parere della Conferenza Unificata, necessario per garantire un confronto preventivo tra le diverse istituzioni coinvolte. La mancanza di tale contributo mina il processo partecipativo e rischia di compromettere l’efficacia e l’accettazione del correttivo.
Critiche sul metodo e sulle prospettive future
Il Consiglio di Stato infine sottolinea l’importanza di adottare un approccio metodologico rigoroso, che consenta di stimare con precisione gli effetti delle modifiche proposte. Questo dovrebbe includere analisi predittive dettagliate sugli impatti macroeconomici e settoriali, distinguendo tra investimenti e spesa corrente, oltre a valutare l’effetto sui moltiplicatori fiscali.
Nonostante l’impegno profuso nella redazione del testo, il Consiglio evidenzia che il correttivo manca di una visione integrata e di dati concreti che giustifichino le modifiche. Il rischio è che si finisca per replicare le stesse problematiche che il nuovo Codice intendeva risolvere, senza garantire un’effettiva semplificazione e razionalizzazione del sistema.