clausole di salvaguardiaTorna alla ribalta la questione delle clausole di salvaguardia. I gruppi parlamentari ne hanno chiesto, all’unanimità l’abolizione, ma tale volontà continua a scontrarsi con la realtà. Una realtà fatta di rinvii, senza che siano state individuate le coperture necessarie all’eliminazione definitiva di tali clausole per il 2017 e per il 2018.

 

“Le rassicurazioni ed i generici impegni del Governo sono ben poca cosa, i cittadini hanno bisogno di fatti concreti.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef.

 

Ora, con la nuova proposta di legge che dà l’addio alla Legge di Stabilità sostituendola con la Legge di bilancio, le clausole di salvaguardia cesseranno di esistere. Se lo Stato non riuscirà a mantenere i buoni propositi contenuti nella legge di Bilancio, tutte le misure correttive dovranno essere adottate da una successiva legge, senza quindi che possano intervenire, in via automatica, clausole la cui efficacia è subordinata, dalla legge, alla verifica di determinati eventi (tali sono appunto le clausole di salvaguardia).

 

Il solito gioco delle tre carte, che vede non il superamento delle clausole di salvaguardia perché si è riusciti ad attivare le operazioni di ottimizzazione, efficientamento e tagli agli sprechi, bensì perché si taglie totut court la possibilità di inserire delle clausole di salvaguardia.

 

Secondo quanto calcolato dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, le clausole previste dalla passata Legge di Stabilità avrebbero effetti disastrosi sull’intera economia. Tra ricadute dirette (vale a dire l’aumento dei prezzi) ed indirette (dovute all’effetto moltiplicatore che l’aumento dei costi di produzione e di trasporto produrrebbe sull’intero sistema dei prezzi, incrementando quindi anche le voci primarie con IVA al 4%), ogni famiglia a regime si troverebbe a fare i conti con un aggravio di ben +842 Euro annui.

 

Per una famiglia di 3 componenti tale cifra salirebbe addirittura a +955,51 Euro annui.

 

Un aggravio che le famiglie e l’intero Paese non si possono permettere. Le conseguenze sarebbero insostenibili, soprattutto in un momento delicato e difficile come quello che l’Italia sta attraversando, ancora alle prese con un andamento incerto e tentennante dell’economia. Se il Governo non sarà in grado di scongiurarlo, tale aggravio comporterebbe una ulteriore contrazione della domanda interna, con ripercussioni sul sistema produttivo e sull’occupazione.