Dal prossimo 1° aprile 2025, con l’entrata in vigore dell’orario estivo, i passeggeri che “prenderanno il volo” saranno soggetti a un nuovo balzello: arriva l’aumento delle tasse aeroportuali.


L’introduzione della nuova tassa aeroportuale rappresenta un tema divisivo, con il Governo che punta a finanziare interventi sul territorio e le compagnie aeree che temono un calo di competitività. Il dibattito è destinato a intensificarsi nei prossimi mesi, mentre si attendono eventuali ripercussioni sulle tariffe aeree e sui flussi turistici verso l’Italia.

Scopriamo nello specifico a quanto ammonteranno gli aumenti.

Aumento tasse aeroportuali dal 1° aprile 2025

La misura, introdotta nella Manovra economica per il 2025, si concentra sugli aeroporti con un traffico annuo pari o superiore a 10 milioni di passeggeri. Questo criterio esclude la maggior parte degli scali di medie dimensioni, puntando invece su quelli che rivestono un ruolo centrale nel panorama del trasporto aereo italiano. Gli hub già coinvolti comprendono Roma Fiumicino, il principale aeroporto del Paese, Milano Malpensa, noto per la sua connettività internazionale, Bergamo Orio al Serio, leader nei voli low-cost, Napoli Capodichino, Venezia Tessera e Catania Fontanarossa.

Secondo le proiezioni, anche Milano Linate e Bologna Guglielmo Marconi potrebbero superare la soglia dei 10 milioni di passeggeri entro la fine del 2024, entrando così a far parte del gruppo di scali soggetti alla nuova imposta. L’inclusione di questi ultimi due aeroporti riflette il continuo aumento della domanda di voli, sia per scopi turistici che lavorativi, e rafforza la rilevanza strategica degli scali italiani nel contesto europeo.

Una tassa pensata per i voli extra-UE

La nuova tariffa, il cui importo varia tra 0,50 e 8 euro per passeggero, si applicherà esclusivamente ai voli diretti verso destinazioni fuori dall’Unione Europea. Nelle intenzioni del Governo questa scelta mira a colpire i viaggiatori a lungo raggio, spesso associati a maggiori spese di viaggio, senza incidere sui collegamenti intraeuropei, fondamentali per la mobilità regionale e il turismo domestico.

Il gettito raccolto sarà devoluto ai comuni che ospitano gli aeroporti interessati, con l’obiettivo di supportare le aree che subiscono l’impatto diretto delle operazioni aeroportuali, come il traffico, l’inquinamento e la pressione sulle infrastrutture locali. Nei casi in cui il comune interessato abbia meno di 15.000 abitanti, i fondi saranno trasferiti alle province o alle città metropolitane di riferimento, garantendo una distribuzione più equa delle risorse.

Obiettivi e utilizzo dei fondi

Le somme incassate saranno destinate a progetti di sviluppo urbano, con particolare attenzione alla riqualificazione edilizia e infrastrutturale. Questo potrebbe includere interventi per migliorare la viabilità, costruire nuovi spazi pubblici o potenziare le reti di trasporto locale. La misura punta non solo a compensare l’impatto delle attività aeroportuali sulle comunità circostanti, ma anche a stimolare la crescita economica locale attraverso investimenti mirati.

Un impatto economico che divide

Secondo le previsioni del Governo, la nuova tassa genererà almeno 5 milioni di euro nel 2025. Tuttavia, mentre le autorità sottolineano i benefici che queste risorse potranno apportare in termini di infrastrutture e servizi, le compagnie aeree si oppongono fermamente alla misura. Il timore è che l’aumento dei costi per i passeggeri possa ridurre la competitività degli aeroporti italiani, spingendo alcune compagnie a limitare le operazioni nel Paese o a rialzare i prezzi dei biglietti, con possibili effetti negativi sul turismo e sull’occupazione.

La critica di Ryanair: “Decisione miope e regressiva”

La più grande oppositrice della nuova tassa è Ryanair, leader del trasporto aereo in Italia ed Europa. In una dichiarazione rilasciata dal suo CEO, Eddie Wilson, la compagnia ha espresso il proprio dissenso, definendo l’aumento della tassazione una scelta “miope e regressiva“. Secondo Wilson, questa decisione potrebbe spingere le compagnie aeree a rivedere i propri piani di espansione nel Paese, con possibili ripercussioni sulla connettività aerea, il turismo e l’occupazione.

Il dirigente di Ryanair ha inoltre sottolineato come il provvedimento sia particolarmente dannoso per Roma, una destinazione cruciale per il turismo internazionale, soprattutto in vista del Giubileo del 2025. La compagnia ha chiesto al Governo di riconsiderare la misura e di seguire l’esempio di regioni come Friuli Venezia Giulia e Calabria, che hanno eliminato l’addizionale comunale per stimolare la crescita del traffico aereo.

Ryanair ha ribadito che un’eventuale cancellazione della tassa su scala nazionale potrebbe portare a investimenti significativi, tra cui l’introduzione di 40 nuovi aeromobili, l’apertura di 250 rotte e la creazione di oltre 1.500 posti di lavoro nelle regioni italiane.