Intervista alle Vicepresidenti dell’Associazione NATITALIANI a margine del Convegno “La cittadinanza italiana: aspetti di legittimità costituzionale”, organizzato da AGIS e AUCI.


Lo scorso 14 marzo, a Firenze, si è tenuto un convegno di grande rilevanza sul tema della cittadinanza italiana, un argomento sempre più al centro del dibattito pubblico. L’evento ha rappresentato un’occasione cruciale per affrontare il tema con serietà, contrastando le narrazioni semplicistiche che spesso emergono nei media. Tra i protagonisti del dibattito, anche l’Associazione NATITALIANI, che ha portato la voce degli italiani nati all’estero attraverso gli interventi delle sue due vicepresidenti.

A margine del convegno, ho avuto il piacere di intervistarle per approfondire il significato della nascita di questa associazione e il suo ruolo nella difesa dei diritti degli italodiscendenti.

Perché è nata l’Associazione NATITALIANI?

blankMaristella Urbini: L’idea di fondare NATITALIANI nasce dalla necessità di dare voce agli italiani nati all’estero che nel dibattito pubblico connesso alla cittadinanza italiana per ius sanguinis, sono stati prima ignorati ed ora fatti oggetto di una crescente ostilità mediatica con attacchi di amministratori locali e reportage che offrono una lettura distorta e tendenziosa. La nostra associazione, nata il 12 dicembre 2024, si propone di contrastare questa narrativa distorta e riaffermare un principio fondamentale: l’appartenenza alla nazione italiana non si esaurisce nei confini geografici, ma è radicata nella storia e nella cultura di chi, pur vivendo lontano, si riconosce nei valori e nelle tradizioni italiane.

Claudia Antonini: NATITALIANI è frutto della convergenza dalla visione giuridica e di quella della comunicazione. Confrontandoci con gli attori del settore – associazioni di avvocati e giuristi, esperti e le nostre comunità all’estero – abbiamo identificato l’urgenza di costituire un’associazione in grado di dialogare in modo efficace con le istituzioni italiane e i media, per far parlare, in prima persona, gli italiani nati all’estero che mantengono un legame autentico con l’Italia e sono portatori di valori, cultura, competenze e relazioni che possono arricchire il nostro Paese. Natitaliani perchè abbiamo individuato quello che ci univa, il nascere italiani.

Qual è significato del nome “NATITALIANI”, il nome scelto per l’associazione?

Maristella Urbini: Il nome “NATITALIANI” racchiude la nostra identità e la nostra missione. Richiama il fatto che gli italiani nati all’estero in virtù della legge 91/92 ius sanguinis nascono ipso facto italiani. Al possesso di tale status si aggiunge spesso una dimensione culturale e valoriale dovuta al fatto che gli italiani nati all’estero crescono in un ambiente dove la lingua, le tradizioni e l’amore per l’Italia sono parte della loro identità.

Claudia Antonini: NATITALIANI è stato scelto perchè è quello che siamo, NATI ITALIANI, il nome descrive e accomuna l’italiani nati nella penisola e all’estero. Noi, i nati italiani all’estero, vogliamo parlare in prima persona, in modo efficace. Reclamere il nostro diritto di esistere, di essere riconosciuti dalla nostra patria di appartenenza. Abbiamo bisogno di combattere una narrazione distorta nella quale si parla di noi in modo solo negativo ma senza mai darci voce né diritto di replica.

Che obiettivi si propone di raggiungere NATITALIANI?

Maristella Urbini: Uno dei nostri obiettivi principali è far comprendere alle istituzioni che gli italiani nati all’estero sono una risorsa, un’opportunità strategica. Vogliamo costruire un ponte tra il mondo dell’impresa, della cultura e delle professioni, per dimostrare che il riconoscimento della cittadinanza non è solo una questione di diritto, ma anche un’opportunità di crescita per l’Italia, soprattutto rispetto a problematiche come calo demografico, spopolamento delle aree interne, stagnazione economica, fuga di cervelli.

Claudia Antonini: Vogliamo far comprendere in primis agli italiani nati nel suolo italico, ma anche alla politica e ai media, che gli italiani nati all’estero sono una risorsa importante e non certo una minaccia. Vogliamo dialogare, far riflettere, promuovere un dibattito serio e non pregiudiziale basato sui fatti sul tema della cittadinanza. L’idea non è solo tutelare uno status che esiste dalla nascita ma anche un valore che l’Italia rischia di perdere a causa di un’informazione a senso unico spesso distorta e manipolata dai media. Viene da chiedersi “A chi interessa che l’Italia abbia meno importanza e potere all’estero?

In che modo pensate di contrastare la narrazione mediatica negativa?

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Maristella Urbini: Purtroppo, nell’ ultimo anno, gli italiani nati all’estero sono stati descritti come meri opportunisti interessati solo a ottenere il passaporto italiano per sfruttarne i vantaggi. Questa è una semplificazione dannosa, che non tiene conto della realtà. Noi vogliamo ribaltare questa narrazione con dati, storie e testimonianze reali.

Claudia Antonini: Abbiamo avviato un lavoro di monitoraggio delle notizie e delle opinioni che circolano sui media, per contrastare la disinformazione con contenuti autorevoli. Inoltre, puntiamo a coinvolgere i diretti interessati nella nostra comunicazione, dando spazio alle loro esperienze e al loro contributo alla società italiana.

Quali azioni concrete volete attuare per dimostrare che gli italiani all’estero sono una risorsa?

Maristella Urbini: Vogliamo sensibilizzare la politica affinché riconosca che il legame con gli italiani all’estero può trasformarsi in un vantaggio strategico per l’Italia. Pensiamo a iniziative che diano continuità allo spirito dell’anno del turismo delle radici, per attrazione di  investimenti in Italia attraverso rete di professionisti, imprenditori che possano interagire con le istituzioni e le imprese italiane ed estere.

Claudia Antonini:  Stiamo lavorando per creare un Osservatorio che funga da centro studi che raccolga dati, sviluppi analisi e fornisca un quadro del potenziale economico degli italiani nati all’estero.  Vogliamo attivare collaborazioni con realtà accademiche e società di ricerca specializzate.

Come vedete le proposte di modifiche della L. 91/92, specie in ciò che riguarda il taglio generazionale?

Maristella Urbini: La politica pensa di risolvere le carenze strutturali della pubblica amministrazione tagliando i diritti degli italo discendenti col risultato di indebolire il nostro Paese nei rapporti con l’Europa e il resto del mondo; sarebbe un errore strategico della politica che danneggerebbe irreversibilmente l’Italia e gli italiani nati in terra straniera.

Perchè la comunicazione è importante?

blankClaudia Antonini: La comunicazione è cruciale per dare voce agli 80 milioni di discendenti italiani nati all’estero, esclusi dal dibattito pubblico. Con oltre 30 milioni di emigrati tra Ottocento e Novecento e un esodo che persiste, anche se spinto dalla ricerca di opportunità anziché dalla povertà, l’emigrazione è parte integrante dell’identità italiana, non per niente siamo un ‘popolo di navigatori’! Natitaliani nasce quindi per comunicare, per dare voce agli italiani nati all’estero, per  abbattere stereotipi e pregiudizi, per creare una visione condivisa di appartenenza e sviluppo.

Quali sono le prossime iniziative di NATITALIANI ?

Maristella Urbini: Vorremmo organizzare a breve una conferenza stampa di lancio dell’Associazione per presentarla a media e istituzioni.

Claudia Antonini: Nei prossimi mesi lanceremo una campagna di informazione per far conoscere meglio la nostra missione e contrastare le fake news sulla cittadinanza.

Dall’intervista emerge chiaramente il ruolo cruciale di NATITALIANI nella difesa dei diritti e della dignità degli italiani nati all’estero. L’associazione si pone come un interlocutore serio e competente, in grado di contrastare la disinformazione e promuovere un dibattito equilibrato sul tema della cittadinanza. Con un approccio propositivo e inclusivo, NATITALIANI sta gettando le basi per un radicale cambiamento di prospettiva: gli 80 milioni di italiani nel mondo non sono una minaccia ma una risorsa strategica da valorizzare al meglio per accrescere il soft power dell’Italia e contribuire ad un futuro più prospero.