La presidente della commissione europea, Ursula Von Der Leyen, ha tenuto il discorso sullo Stato dell’UE per il 2022: molte promesse per le Imprese, tra cui l’addio ai ritardi nei pagamenti ai fornitori.
Nel mercato europeo la maggior parte delle merci e dei servizi è fornita da operatori economici ad altri operatori economici e ad amministrazioni pubbliche secondo un sistema di pagamenti differiti, in cui il fornitore lascia al cliente un periodo di tempo per pagare la fattura, secondo quanto concordato tra le parti.
Tuttavia, è possibile che tali pagamenti siano effettuati più tardi rispetto a quanto concordato nel contratto o stabilito nelle condizioni generali che regolano gli scambi.
Una situazione particolarmente problematica in Europa e soprattutto nel nostro paese: come evidenziano i dati forniti da Alianz Trade e Format Research, aggiornati al 2022 il 17,1% delle imprese italiane ha subito dei ritardi nei tempi di pagamento da parte dei propri clienti.
All’interno di questo segmento:
- il 27% ha subito ritardi oltre i 30 giorni
- il 37% fino a 60 giorni
- il 16% fino a 90 giorni
- e quasi il 20% superiori ai 90 giorni.
Per questo motivo l’UE vuole intervenire sul tema, modificando le regole e mettendo la parola fine ai ritardi nei pagamenti.
Addio ai ritardi nei pagamenti ai fornitori: l’annuncio dell’UE
Il discorso della presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen ha centrato nel merito la questione, promettendo un addio ai ritardi nei pagamenti ai fornitori.
Non solo: ha promesso di rivedere in maniera radicale il sistema dell’occupazione e degli aiuti di stato alle Imprese.
Qui di seguito gli estratti più rilevanti del discorso:
«Rivedremo […] la direttiva sui ritardi di pagamento, perché semplicemente non è giusto che un fallimento su quattro sia dovuto al mancato pagamento delle fatture entro le scadenze previste.
Per milioni di imprese familiari sarà come un’ancora di salvezza in acque agitate. La carenza di risorse umane costituisce un’altra sfida per le imprese europee.
Il numero di disoccupati non è mai stato così basso. È una buona notizia! Contemporaneamente, però, il numero di posti di lavoro vacanti ha raggiunto livelli record. Che si tratti di autotrasportatori, camerieri o personale aeroportuale, o ancora di personale sanitario, ingegneri o tecnici informatici: l’Europa ha bisogno di tutti, dal personale non qualificato ai laureati!
Per questo dobbiamo investire molto di più nella formazione e nello sviluppo delle competenze.
E vogliamo farlo lavorando fianco a fianco con le imprese. Nessuno meglio di loro sa quali sono i professionisti di cui hanno bisogno, adesso e in futuro.
Dobbiamo conciliare meglio queste esigenze con gli obiettivi e le aspirazioni che chi cerca lavoro coltiva per il proprio percorso professionale.
Vogliamo inoltre assumere professionisti specializzati dall’estero che contribuiscano alla crescita delle nostre imprese e dell’Europa.
Un primo passo importante consiste nel migliorare e accelerare il riconoscimento delle loro qualifiche in Europa.
L’Europa deve riuscire ad attirare chi ha delle capacità e vuole mettersi in gioco.
Per questo propongo che il 2023 diventi l’Anno europeo delle competenze e in particolare della formazione continua. […]
[…] In ottobre modificheremo il quadro temporaneo in materia di aiuti di stato per consentire la concessione di garanzie statali, preservando al contempo la parità di condizioni».
Il testo completo del discorso
Potete consultare qui di seguito il testo completo del discorso.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it