abbandono animale domesticoAbbandonare un animale domestico è un reato previsto dall’ordinamento italiano. Ma cosa si rischia nello specifico? Vediamolo insieme.


Nonostante esistano numerosi modi per dare in affidamento un animale domestico, se non possiamo più tenerlo, il tasso di abbandono di animale domestici è ancora troppo alto.

Spesso gli animali domestici vengono adottati (o acquistati) per occasioni importanti, come un compleanno o per il periodo natalizio, soprattutto per far felici i più piccoli.

Ma altrettanto spesso, ci si rende conto che non si può tenere un animale in casa. Anche se molti si rivolgono a canili, gattili e associazioni animaliste, il tasso di abbandono di animali domestici rimane drammaticamente alto.

Secondo i dati della LAV (Lega Anti Vivisezione), si stima che, ogni anno, in Italia, vengano abbandonati una media di 80’000 gatti e 50’000 cani. L’80% dei quali rischia di morire in incidenti, di stenti o a causa di maltrattamenti.

Ma vediamo cosa si rischia, secondo la legge, ad abbandonare un animale domestico.

Abbandono animale domestico: cosa si rischia per la legge

Innanzitutto, occorre fare una precisazione: per abbandono di animali, s’intende l’allontanamento intenzionale di un animale domestico o d’affezione, di cui si è responsabili. Solitamente, l’animale viene liberato lontano da casa, in modo che non possa ritrovare la strada del ritorno.

Negli ultimi anni, si sono verificati casi di abbandono, non solo di cani e gatti, ma anche di animali esotici, la cui detenzione è solitamente sottoposta ad una regolamentazione severa. L’abbandono di certe specie, come alcuni rettili, possono causare anche conseguenze negative per la fauna selvatica locale.

In Italia, l’abbandono degli animali domestici è vietato nell’art. 727 del Codice Penale. Il reato è punito con l’arresto fino ad un anno o con un’ammenda che vai 1000 ai 10mila euro per chiunque abbandoni animali domestici.

Inoltre, a seguito dell’intervento normativo del 2004, la tutela degli animali è rafforzata, grazie all’inserimento del titolo IX bis, nel libro II del Codice Penale.
Il reato è sancito anche nell’art.6 della Dichiarazione universale dei diritti dell’animale, che recita:

“L’abbandono di un animale è un atto crudele e degradante”.

Il reato sovviene nel momento in cui la persona, che ha la custodia dell’animale, decida consapevolmente di disfarsene. Perciò, non si tratta solamente del proprietario (il quale risulta intestatario all’anagrafe canina o felina, anche attraverso il microchip), ma di chiunque ne abbia la custodia e, quindi, la responsabilità.

Abbandono animale domestico: altri casi in cui sussiste il reato

abbandono animale domesticoOltre all’allontanamento volontario, il reato di abbandono di animale domestico sussiste anche in altri casi.

La legge, infatti, prevede il reato anche per chi detiene un animale domestico, in condizioni incompatibili con la sua natura, soprattutto se è fonte di gravi sofferenze.

Chiunque tenga un animale con sé e lo costringa a vivere in maniera non consona alle sue esigenze (spazi ridotti, sporchi o inadeguati, in sovraffollamento, etc.) può essere accusato di abbandono di animali domestico.

Ad esempio, recentemente la Corte di Cassazione ha condannato la proprietaria di alcuni gatti, perché aveva lasciato i propri animali ad una persona incapace di accudirli, mentre lei era in ferie.

Secondo i giudici, la proprietaria avrebbe dovuto lasciare i propri gatti ad una struttura adeguata e non ai suoi figli minorenni. I figli, infatti, si sono disinteressati delle loro condizioni, riducendoli a condizioni di vita non adeguate, a causa di una scarsa nutrizione e di scarsa igiene.

Per abbandono di animali domestici, quindi, s’intende anche quando gli animali sono vittime di patimenti che incidono sulla loro sensibilità psicofisica.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it