“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, diceva il giovane Tancredi Falconeri allo zio Fabrizio, principe di Salina, nel noto romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ebbene, se in quell’occasione qualcosa – effettivamente – è cambiato, lo stesso purtroppo non può dirsi per la posizione dei lavoratori di Consap Spa. La celebre affermazione di Tancredi risuona con una triste ironia nel contesto attuale della società controllata dal MEF, ove i diritti e le richieste dei lavoratori continuano a essere ignorati in un clima di crescente insoddisfazione.
Nei mesi scorsi, sulle nostre pagine (https://lentepubblica.it/editoriali/cera-una-volta-il-posto-fisso-e-tutelato-dai-lavoratori-benetton-ai-parastatali-il-passo-e-breve/), abbiamo affrontato la vicenda legata alle proteste dei dipendenti di Consap, società pubblica controllata dal MEF e dei conseguenti scioperi del maggio 2024, indetti dalle sigle sindacali First Cisl, Fisac Cgil, Fna, Snfia e Uilca.
Continuano le proteste dei lavotatori: il caso Consap resta una polveriera
Purtroppo, però, a quasi un anno di distanza da quelle proteste, le problematiche sollevate dai lavoratori (tra cui il deterioramento dei rapporti sindacali e il sottodimensionamento del personale), non hanno trovato risposte adeguate e il clima all’interno dell’azienda rimane teso, come emerge dalla recente assemblea dei lavoratori tenutasi il 7 marzo 2025.
In questa assemblea, i dipendenti hanno ribadito all’unanimità la necessità di un cambio di rotta nelle relazioni sindacali e hanno confermato il mandato alle rappresentanze sindacali per avviare azioni decisive al fine di riaprire il tavolo delle trattative sul Contratto Integrativo Aziendale (CIA) e affrontare le criticità legate alla riduzione dei buoni pasto e alla discutibile gestione dei premi di rendimento, attualmente erogati in modo ridotto a soltanto il 50% dei dipendenti.
Forte, inoltre, è la preoccupazione per la mancanza di comunicazione e condivisione da parte del management su temi cruciali, quali prestiti personali, ferie e ticket.
Bonus e certificazioni non bastano a placare i lavoratori
Questo scenario critico si scontra con l’immagine che Consap vuole dare di sé, ovvero di un’azienda con bilanci in perfetta salute, che riportano rilevanti incrementi, ma soprattutto particolarmente attenta ai bisogni dei propri dipendenti, con l’adozione di misure come il bonus natalizio e la certificazione di parità di genere.
Senza dimenticare poi il lodevole impegno profuso da Consap a sostegno della collettività, attraverso l’erogazione di contributi a favore di vari fondi, tra cui il Fondo Vittime della Strada, il Fondo Prima Casa, il Fondo Mafia Usura e il Fondo Studio.
Tuttavia, queste misure appaiono come mere attività di facciata, in netto contrasto con la realtà quotidiana di lavoratori che lottano per la sicurezza economica e professionale e che si sentono trascurati e privi di tutele.
In questo contesto, è evidente che, nonostante il passare del tempo, nulla sembra essere mutato nella gestione delle relazioni sindacali all’interno di Consap, il che solleva un interrogativo cruciale: quanto può ancora durare questa situazione senza che il malcontento si traduca in azioni più drastiche? I lavoratori hanno alzato la voce, ma se il management continuerà a ignorare le richieste, il rischio è quello di una frattura insanabile che danneggerà non solo i dipendenti, ma la stessa credibilità dell’ente.