Doccia fredda per chi si aspettava un aumento “corposo” sulle pensioni minime: le cifre si sono dimostrate molto al di sotto delle aspettative per i diretti interessati.
Scopriamo dunque in modo dettagliato quali saranno le somme stanziate e per quale motivo risultano molto più basse di quanto inizialmente si sperava.
Pensioni minime: aumento delude le aspettative
Solo 1,80 euro mensili di aumento nel 2025 per un totale annuale di appena 23,40. Delude le aspettative il decreto ministeriale del 10 novembre 2024, in Gazzetta Ufficiale n. 278/2024. Il tasso di rivalutazione fissato per il prossimo anno si ferma allo 0,8% senza che alcun conguaglio sia previsto a seguito della rivalutazione 2024, al 5,4%, già riconosciuta in via provvisoria e confermata dall’ultimo decreto.
Le pensioni in Italia ai valori minimi, secondo i dati INPS, nel 2023 erano meno del 10% di quelle erogate, interessando circa 5 milioni di persone, tra quelle così dette “Indennitarie” che risultavano ammontare a 627.143€, per un importo medio annuo di 6.796,17€ percepiti da un totale di 4.262 persone. Le pensioni assistenziali risultavano invece 4.540.149€, interessano 27.875persone, con un importo medio annuo di 6.139,77€.
È da tenersi presente come nelle classi di reddito più basse si concentrino soprattutto le prestazioni di tipo assistenziale, di sostegno alle persone disagiate, per motivi economici e/o fisici, e le pensioni ai superstiti del coniuge rimasto solo, che sono per loro natura di importo più basso di quella originaria del coniuge scomparso, essendo calcolate come una percentuale di questa ultima.
Più in generale, osservando l’andamento dei dati 2023, oltre la metà, per la precisione il 55,3% delle pensioni, aveva un importo mensile inferiore ai 1.000 euro (dati INPS). La quota di pensionati con reddito al di sotto di questa soglia si riduceva al 29,5%, per la possibilità di cumulo di più trattamenti pensionistici. La spesa pensionistica sostenuta per l’erogazione delle pensioni sotto i 1.000 euro ha rappresentato il 23,4% del totale.
Quanto aumenteranno gli assegni previdenziali?
Nemmeno questa volta ci sarà, dunque, una rivalutazione importante, che permetta di superare il confine tra l’indigenza e la mera sopravvivenza. A gennaio 2025, comunque, grazie a questo piccolissimo aumento si vedrà l’assegno passare dagli attuali 614,77 a 616,57 euro in virtù della rivalutazione eccezionale del 2,2% prevista nel ddl Manovra 2025, in assenza delle quale l’importo sarebbe dovuto addirittura scendere a 603,39 euro mensili, perdendo oltre 11,00 euro mensili, che sembrano piccola cosa, ma non lo sono per chi già vive con cifre al limite della soglia di sopravvivenza, rispetto ai costi quotidiani. Più significativi, ma sempre piccoli, gli aumenti sulle pensioni più elevate che portano chi riceve assegni mensili di 2mila euro, ad esempio, a riceverà aumenti per 16 euro, per un totale di 208 annuali, già a partire da gennaio prossimo.
Novità ‘amara’ anche per una specifica tipologia di pensionati, i residenti all’estero, titolari di pensioni d’importo oltre il minimo. In questo caso nel ddl Manovra 2025 è previsto che siano esclusi dalla rivalutazione. Va inoltre precisato come la rivalutazione non vada applicata in misura uguale su tutte le pensioni, ma vari a seconda dello scaglione in cui ricade l’assegno da rivalutare, individuato in base all’importo percepito. Per i pensionati residenti le pensioni, oltre il minimo e fino a quattro volte il minimo saranno rivalutate al 100% dell’indice individuato, per quest’anno 0,8%; quelle oltre quattro e fino a cinque volte il minimo saranno rivalutate solo al 90% dell’indice, per uno 0,72%; quelle oltre cinque volte il minimo avranno un incremento pari al 75% dell’indice, cioè allo 0,60%.
Come funziona la rivalutazione?
Ma come funzionano indici, percentuali, aumenti e ribassi?
La rivalutazione della pensione, ciò l’innalzamento dell’importo mensile percepito, è finalizzata a cercare di adeguare gli importi delle pensioni al costo della vita, tenendo le due entità non troppo distanti tra di loro. Tutte le tipologie di pensioni, sia dirette che ai superstiti, sia la pensione di reversibilità che quella indiretta, nonché l’invalidità civile e sociale beneficiano di adeguamenti, basati sull’indice Istat di inflazione.
Il coefficiente di aumento si applica annualmente e prevede due successivi adeguamenti, uno in forma di acconto per l’anno in corso, l’altro quale conguaglio degli importi dell’anno precedente. A gennaio 2025, pertanto, sono previsti due aumenti: rivalutazione provvisoria 2024 e, a seguire il conguaglio, cioè la rivalutazione definitiva riferita al 2023.
Il decreto appena andato in Gazzetta Ufficiale, fissa i tassi per le due operazioni. Rispetto a questo ultimo decreto avremo i due valori, quello dell’anno 2024 allo 0,8%; l’indice definitivo per l’anno 2023, invece, è risultato pari al provvisorio, cioè al 5,4%, non è dunque previsto alcun allineamento delle pensioni 2024 rispetto a questa voce.
Ricapitolando, al fine di ribadire le cifre effettive che i pensionati col minimo dell’importo si troveranno nel cedolino, il minimo mensile Inps 2024 è quotato 598,61 euro, ma, a seguito della rivalutazione eccezionale, al +2,7%, verrà erogato un totale pari a 614,77 euro. A gennaio 2025 salirà a 603,40 euro, ma grazie alla rivalutazione eccezionale prevista nel DDL Manovra 2025, che ha fatto segnare un +2,2%, verrà erogato un totale di 616,57 euro mensili. Pertanto, come già detto, ai pensionati più indigenti ed in difficoltà dovrebbe arrivare un aumento di appena 1,8 euro equivalenti ad un dato annuale di 23,40 euro.