Al via una sperimentazione per far accedere gli ‘ultimi’ all’assistenza sanitaria gratuita: anche i senza fissa dimora potranno accedere al Sistema Sanitario Nazionale, ecco come.


Solo 3 articoli di legge, ma un vero cambiamento nella vita di oltre 100mila persone, una sperimentazione che partirà nel 2025 e un finanziamento di un milione all’anno per i primi due anni. Questi i numeri, importanti, della legge sull’assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora, testo con primo firmatario l’onorevole Furfaro, approvata all’unanimità dal Senato con 130 sì. L’approvazione definitiva, segue un percorso lungo 15 anni, ed è conseguente al sì espresso dalla Camera lo scorso giugno.

Assistenza sanitaria gratuita ai senza fissa dimora

La norma riconosce la possibilità a chi vive per strada di avere un medico di base, permetterà l’iscrizione nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, la scelta del medico di medicina generale o del pediatra, nonché l’accesso alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza sanitaria.

Già, anche al pediatra, perché erano quasi 18mila i minori senza fissa dimora, con un’età inferiore e fino a 17 anni, quelli registrati nell’ultimo rapporto ISTAT, dicembre 2022 sul totale di 96.197 censiti. Raddoppiati i numeri rispetto al dato che fino allo scorso anno veniva riportato in studi e rilevazioni e che era basato sulle stime che risalivano al 2014 e dicevano che le persone in condizioni di precarietà abitativa erano la metà, circa 50mila.

Cambiata in maniera importante anche la composizione del popolo degli homeless. Se nel 2014 circa il 58% era di origine straniera, le ultime rilevazioni, post covid, abbattono questo dato a circa un 38%, segnale questo di un sempre maggiore impoverimento degli italiani, che sono infatti il 62% del totale dei senza fissa dimora.

Muta anche la composizione di genere, con 65.407 (circa 68%) maschi e 30.790 (circa 32%) femmine nell’ultima rilevazione che invece mostrava come oltre l’85% fossero uomini e solo il 15% donne. Raddoppiato quindi il numero delle donne che vivono ai margini della società, senza dimora né tutele, ma che potranno essere inserite nel programma sperimentale che la legge prevede di attuare nelle quattordici città metropolitane per garantire progressivamente il diritto alle cure a chi non ha la residenza anagrafica nel territorio nazionale o all’estero e soggiorna regolarmente nel territorio italiano.

I fondi

La sperimentazione potrà contare su un finanziamento di un milione all’anno per i primi due anni che sarà suddiviso tra le Regioni sulla base di un decreto, condiviso con i territori e gli operatori di prossimità, poiché sarà adottato solo dopo aver raccolto il parere delle associazioni di volontariato e di assistenza sociale più rappresentative che operano in favore delle persone senza dimora.

Proprio dalle Regioni era venuta una forte spinta alla legge, visto che nel vuoto legislativo ben cinque territori Puglia, Marche, Abruzzo, Liguria e Calabria avevano già licenziato delle leggi regionali che si preoccupano di assicurare parità di trattamento sanitario nell’accesso al medico di base ai senza dimora.

Le dichiarazioni dei firmatari della legge

Le parole del primo firmatario della legge, on.le Furfaro, come è ormai di abitudine, sono giunte all’onore delle cronache direttamente dagli account social del senatore, che ha twittato dicendo di essere davvero molto emozionato a trasmettere la notizia dell’approvazione della sua proposta di legge:

Il Senato ha appena approvato all’unanimità e in via definitiva la mia proposta di legge per riconoscere alle persone senza dimora il diritto al medico di base. Una proposta per cui mi sento di ringraziare Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di Strada, che con me e altre associazioni si è battuto contro questa ingiustizia. Parliamo, pensate, di oltre centomila persona. Centomila persone a cui, prima di oggi, veniva negato il più basilare dei diritti: quello alla cura. In Italia, infatti, si verificava un’ingiustizia nell’ingiustizia: le persone, perdendo la casa, perdevano la residenza. E dunque il diritto al medico di base. Un vero e proprio cortocircuito che portava lo Stato ad accanirsi su chi non aveva nemmeno un tetto: genitori che finiscono a vivere in macchina, donne che scappano di casa perché vittime di violenza, persone senza lavoro che un tetto non possono permetterselo. Da oggi, finalmente, non sarà più così. Da oggi, finalmente, lo Stato si prenderà cura proprio di tutti. Anche di chi ha meno di niente. Da oggi, si sana una delle ingiustizie più atroci e si applica nient’altro che la Costituzione. Da oggi, la vita di tante persone sarà un po’ più giusta e migliore. Non è proprio questo, del resto, il senso della politica?”.

Soddisfazione anche dal mondo delle associazioni

Anche Antonio Mummolo, presidente di “Avvocato di strada”, l’associazione che ha dato vita in prima persona a questa una battaglia, ultradecennale, non ha esitato a definire «storica» la giornata di mercoledì 6 novembre, data nella quale il via libera del Senato ha dato l’approvazione definitiva.  “In Italia fino a ieri il diritto alla salute era garantito a tutti solo sulla carta – prosegue Mummolo –  ma veniva tolto proprio alle persone più fragili”.

I dettagli della nuova normativa

Scendendo nel dettaglio della nuova norma, come osservato, il testo si compone di 3 articoli.

All’art.1  si istituisce un Fondo, di un milione di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, per finanziare un programma sperimentale, da attuarsi nelle città metropolitane, per “assicurare progressivamente il diritto all’assistenza sanitaria” ai senza fissa dimora e per consentirgli di iscriversi nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali; di scegliersi un medico; di accedere ai LEA (ossia alle prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza).

Passaggio seguente: si devono avviare i lavori della Conferenza Stato-Regioni e tavoli di consultazione con le associazioni di volontariato e di assistenza sociale “più rappresentative” e titolate.  Il Fondo oggetto del progetto si ripartirà tra le Regioni, “sulla base della popolazione residente nelle città metropolitane presenti nei rispettivi territori”, con un decreto ministeriale da adottare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge”.

Il percorso del decreto attuativo lo porterà alle Camere per i pareri delle Commissioni competenti che dovranno pronunciarsi entro 20 giorni. Assicurato il monitoraggio della misura ma anche dell’evoluzione del fenomeno sui territori, visto che all’articolo 2 la legge prevede che, a partire dall’anno successivo a quello di entrata in vigore della legge, entro il 30 giugno di ogni anno, il governo presenti alle Camere una relazione annuale sullo stato di attuazione del provvedimento, con particolare riferimento: al numero dei senza dimora iscritti negli elenchi delle Aziende Sanitarie Locali di ogni Regione; al numero e alla tipologia delle prestazioni erogate in favore dei senza dimora; alle eventuali criticità emerse; ai costi effettivamente sostenuti. L’articolo 3 riguarda le modalità di finanziamento del Fondo.

Il dossier della Camera sulla nuova legge

Qui il documento completo.