Quando si parla di contributi pensionistici, si fa riferimento a quelle somme di denaro che devono essere versate agli enti previdenziali preposti e che vengono calcolate in base alla retribuzione o al reddito da lavoro autonomo. Il versamento dei contributi è generalmente obbligatorio e spetta, nel caso dei lavoratori dipendenti, al datore di lavoro.

Il montante contributivo, ossia la somma di tutti i contributi versati nel corso della vita lavorativa, viene utilizzato per calcolare la pensione con il sistema contributivo, mentre non entra in gioco quando si utilizza il sistema retributivo. Anche il calcolo della pensione nel sistema misto, essendo basato in parte sul metodo contributivo e in parte su quello retributivo, prende in considerazione i contributi versati.

In questo articolo andremo a scoprire quali tipologie di contributi esistono, per chi sono obbligatori e a chi spetta versarli.

Contributi previdenziali e assistenziali

I contributi possono essere divisi in due grandi gruppi: previdenziali e assistenziali.

I primi sono quelli dei quali ci occupiamo in questo articolo. Si tratta, in poche parole, di quei versamenti obbligatori che permettono di maturare il diritto al trattamento pensionistico e che vengono versati all’INPS, all’INPDAP o ad altre casse previdenziali.

I contributi assistenziali sono invece versamenti destinati a coprire specifiche prestazioni assistenziali; in particolare, quelli versati all’INAIL tutelano i lavoratori in caso di malattie professionali e infortunio sul lavoro, mentre i versamenti assistenziali INPS permettono di usufruire di copertura assistenziale in caso di malattia, maternità e via dicendo.

Altri contributi con finalità pensionistiche

Tra i contributi previdenziali che vanno a formare il montante contributivo non rientrano in realtà solo quelli obbligatori, A questi vanno ad aggiungersi, in situazioni specifiche, i contributi:

  • volontari: si tratta di contributi versati all’ente pensionistico dal lavoratore in situazioni particolari, ad esempio in caso di interruzione del trattamento di lavoro;
  • da riscatto: si tratta di contributi che possono essere versati dal lavoratore al fine di coprire periodi durante i quali non ha lavorato. Ad esempio, è possibile effettuare il riscatto della laurea o del dottorato;
  • figurati: in questo caso, si è di fronte a contributi fittizi accreditati dall’INPS stessa per coprire i periodi di interruzione dell’attività lavorativa previsti dalla legge. Tra questi rientrano i congedi per maternità o paternità, il periodo di servizio militare, la cassa integrazione guadagni.

Per chi esiste l’obbligo di versamento dei contributi previdenziali

Il versamento dei contributi previdenziali è obbligatorio per chiunque svolga un’attività lavorativa, indipendentemente dal fatto che il lavoro sia di tipo subordinato o autonomo.

Nel primo caso, i versamenti devono essere effettuati integralmente e su base mensile dal datore di lavoro, anche quando l’onere contributivo ricade su entrambe le parti. In questo caso, il datore di lavoro provvederà a trattenere dalla busta paga la quota destinata alla cassa previdenziale e a versarla insieme a quella a lui spettante. I contributi devono naturalmente essere versati per tutti i lavoratori, compresi quelli comunitari ed extracomunitari.

Nel secondo caso, i versamenti devono essere effettuati integralmente dal lavoratore e dovranno essere gestiti in modo diverso a seconda del tipo di attività lavorativa svolta e del regime fiscale scelto. In particolare:

  • commercianti e artigiani devono pagare una quota fissa – suddivisa in quattro rate trimestrali – e, al superamento di una certa soglia di imponibile, una quota variabile sull’eccedenza, calcolata in percentuale;
  • liberi professionisti senza cassa e lavoratori autonomi devono versare annualmente i contributi alla gestione separata INPS, calcolandoli in percentuale sulla base imponibile
  • liberi professionisti con cassa devono provvedere all’iscrizione alla cassa di appartenenza e versare i contributi in base alle regole da essa previste.

In tutti questi casi, il lavoratore dovrà versare in modo autonomo i contributi previdenziali, con gli stessi obblighi del datore di lavoro nel caso di lavoro subordinato


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it - Δ