consiglio-dei-ministri-riforma-magistraturaIl Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro della giustizia Carlo Nordio, ha approvato un ddl costituzionale nell’ambito della riforma della magistratura.


Nello specifico si introducono nuove norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplina, regole che già stanno facendo molto discutere e che hanno già aperto un fronte di battaglia aperto tra il Governo e l’ANM (Associazione Nazionale dei Magistrati).

Scorpiamo quali sono i cambiamenti in atto e perché questo testo sia giudicato così controverso.

Il Consiglio dei Ministri approva la riforma della magistratura: ecco tutte le novità

La nuova disciplina interviene allo scopo di distinguere all’interno della magistratura, che “costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”, e di adeguare l’ordinamento costituzionale a tale separazione:

  • la carriera dei magistrati giudicanti
  • e quella dei magistrati requirenti.

Due Consigli superiori separati

Si prevede, di conseguenza, l’istituzione del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. Di tali Consigli superiori fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione.

Gli altri componenti sono estratti a sorte, per un terzo, da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione, e, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti, nel numero e secondo le procedure previste dalla legge. Ciascun Consiglio elegge il proprio vicepresidente fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. I membri designati mediante sorteggio durano in carica quattro anni e non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva. Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.

Spettano a ciascun Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni, i trasferimenti, le valutazioni di professionalità e i conferimenti di funzioni nei riguardi dei magistrati.

Giurisdizione disciplinare dell’Alta Corte disciplinare

Con le nuove norme, la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati ordinari, giudicanti e requirenti, è attribuita alla neo-istituita “Alta Corte disciplinare”.

L’Alta Corte è composta da quindici giudici, tre dei quali nominati dal Presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio e tre estratti a sorte da un elenco di soggetti in possesso dei medesimi requisiti che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione nonché da sei magistrati giudicanti e tre requirenti estratti a sorte tra gli appartenenti alle rispettive categorie, con almeno venti anni di esercizio delle funzioni giudiziarie e che svolgano o abbiano svolto funzioni di legittimità.

I giudici dell’Alta Corte durano in carica quattro anni e l’incarico non può essere rinnovato. L’ufficio di giudice dell’Alta Corte è incompatibile con quello di membro del Parlamento, del Parlamento europeo, di un consiglio regionale o del Governo, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni altra carica e ufficio indicati dalla legge. L’Alta Corte elegge il presidente tra i giudici nominati dal Presidente della Repubblica e quelli sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.

Illeciti disciplinari e sanzioni

La legge determina gli illeciti disciplinari e le relative sanzioni, indica la composizione dei collegi, stabilisce le forme del procedimento disciplinare e le norme necessarie per il funzionamento dell’Alta Corte, e assicura che i magistrati giudicanti o requirenti siano rappresentati nel collegio. Contro le sentenze emesse dall’Alta Corte in prima istanza è ammessa impugnazione, anche per motivi di merito, soltanto dinanzi alla stessa Alta Corte, che giudica senza la partecipazione dei componenti che hanno concorso a pronunciare la decisione impugnata.

Chiamata per “meriti insigni”

Su designazione del Consiglio superiore della magistratura giudicante, potranno essere chiamati all’ufficio di consiglieri di cassazione, per meriti insigni, oltre ai professori ordinari di università in materie giuridiche e agli avvocati che abbiano quindici anni d’esercizio e siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori, anche i magistrati appartenenti alla magistratura requirente con almeno quindici anni di esercizio delle funzioni.

Adeguamento alle nuove disposizioni

Il testo prevede, infine, che le leggi sul Consiglio superiore della magistratura, sull’ordinamento giudiziario e sulla giurisdizione disciplinare siano adeguate alle nuove disposizioni entro un anno dall’entrata in vigore della legge di riforma costituzionale.

Soddisfazione da parte del Governo

È un provvedimento epocale, la separazione delle carriere è una tesi che sostengo da 25 anni: attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, mutuato dall’ordinamento anglosassone“. Così il ministro della giustizia, Carlo Nordio, nel corso della conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla riforma sulle carriere separate per i magistrati. “Non si è solo ottemperato ad un obbligo preso con l’elettorato, ma anche un passaggio dovuto così da dare seguito al processo accusatorio voluto dal maestro Vassalli“.

Per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni il ddl costituzionale, come spiegato  in un videomessaggio social,  rappresenta anche una risposta a chi “in questi mesi ha detto che non avremmo mai avuto il coraggio di presentare questa riforma, attesa da decenni: evidentemente ancora non conoscono la nostra determinazione. Quando è giusto fare qualcosa nell’interesse dell’Italia e degli italiani noi semplicemente la facciamo. Ma certo varare questa riforma, dopo 30 anni che se ne parla, è un risultato epocale“.

Le proteste dell’opposizione

Trovo scandaloso che, di fronte alle inchieste giudiziarie, questa maggioranza anziché mandare via il marcio nei partiti e cacciare i politici corrotti e collusi, voglia mettere la mordacchia alla magistratura, separare le carriere, metterle sotto al potere esecutivo e impedire alla magistratura di andare avanti con le inchieste”. Lo ha detto il presidente del M5s, Giuseppe Conte, in un punto stampa a Roma, commentando la riforma della giustizia del governo Meloni.

Ha espresso contrarietà anche Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Antimafia e segretario della Commissione Giustizia del Senato, intervistato da Affaritaliani.it: Mi auguro, anzi credo,  che questa riforma della giustizia – come l’autonomia regionale e il premierato – vedrà difficilmente la luce“.

Le reazioni critiche delle associazioni dei magistrati

Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ha manifestato preoccupazione per la riforma e ha convocato una riunione di urgenza della giunta:  “Qualsiasi iniziativa verrà nvalutata dagli organi collegiali“, ha detto il presidente a proposito della possibilità che venga proclamato uno sciopero contro la riforma. “Leggeremo il testo e valuteremo […] Lo sciopero? Non lo so, ho convocato la giunta, decideremo. Siamo in una fase di studio.”

Ancora più dure le prese di posizione delle correnti Unicost “Ci auguriamo una mobilitazione di tutta la base della magistratura per scongiurare riforme che potrebbero farci scivolare verso regimi non democratici” e di Magistratura indipendente, che ha espresso “forte preoccupazione e radicale contrarietà”.

Sta di fatto che di questo passo lo scontro potrebbe prendere pieghe molto virulente.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it