Il rapporto semestrale dell’Aran ha gettato luce sul futuro del pubblico impiego, focalizzandosi sui contratti e le risorse per il periodo 2022-2024: si registra un deciso aumento degli stipendi.
Nel mese di gennaio 2024 è stato trasmesso all’Aran l’Atto di indirizzo quadro che consente di fatto l’avvio di tutta l’attività negoziale per la prossima tornata 2022-24.
Rispetto all’esperienza più recente, le novità non sono di poco conto e meritano una serie di importanti chiarimenti per fugare alcune incertezze per gli addetti ai lavori.
Per questo motivo il rapporto semestrale fa il punto su questa nuova tornata contrattuale del 2022-2024, formalmente avviata nello scorso mese di gennaio con la trasmissione della cosiddetta “direttiva madre” all’Aran da parte del Ministro della Pubblica amministrazione.
Rapporto semestrale sul pubblico impiego Aran: focus su aumento stipendi e contratti
Ecco dunque in sintesi i principali dati emersi all’interno di questo importante documento.
Quantificazione dell’aumento degli stipendi
Secondo quanto rilevato nel dossier l’ampia dotazione finanziaria di circa 10 miliardi di euro proietta un aumento medio degli stipendi vicino al 6%, con ulteriori incrementi fino al 6,2% in settori specifici.
Il Rapporto evidenzia che circa la metà delle risorse stanziate sono state già anticipate, sia attraverso l’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale a partire dal 2022 sia attraverso una consistente anticipazione avvenuta a fine 2023 con il cosiddetto “decreto anticipi” (D.L. n. 145/2023). Il rapporto rileva come l’entità di queste anticipazioni sia stato largamente superiore a quelle erogate – per lo più sotto forma di indennità di vacanza contrattuale – nel corso delle precedenti tornate.
Impiegando una base retributiva media per i comparti statali di circa 36 mila euro lordi, il beneficio a regime che sarà possibile riconoscere si ragguaglia attorno ai 160 euro mese, di cui poco più di 70 già anticipati sotto forma di Indennità di Vacanza Contrattuale complessiva.
Quest’ultima, che rappresentava il 13% delle risorse standard nella tornata 2019-21, si attesta ora intorno al 45%, grazie al “decreto anticipi” e all’attribuzione di un bonus straordinario dell’1,5% sul trattamento stipendiale nel 2023.
Inoltre, quale effetto delle consistenti anticipazioni erogate a fine dicembre 2023, il rapporto illustra anhe le dinamiche delle retribuzioni contrattuali, rilevata da Istat a fine gennaio scorso, mostra un incremento del 16,6% delle retribuzioni del pubblico impiego nel mese di dicembre, rispetto al mese precedente.
Nonostante il contesto inflazionistico, gli aumenti salariali hanno superato i tassi di inflazione, delineando una nuova direzione nel periodo 2022-2024.
Prospettive per i rinnovi contrattuali futuri
Analizzando la configurazione della nuova tornata 2022-24, emergono elementi di novità significativa insieme a tratti di continuità con il passato. Una prima novità è rappresentata dalla quota di risorse erogate anticipatamente in base a disposizioni legislative, come l’Indennità di Vacanza Contrattuale, che rappresenta circa il 45% delle risorse complessive.
Questa distribuzione è stata possibile grazie a strumenti legislativi che hanno consentito l’erogazione di una tantum dell’1,5% nel 2023 e la maggiorazione dell’indennità sopra citata tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.
Confrontando le ultime tre tornate, si evidenzia un cambiamento notevole nella tempistica dei rinnovi contrattuali. Mentre la tornata 2016-18 ha avuto un ritardo medio di 29 mesi, la successiva è salita a 44 mesi, quasi un anno dopo la chiusura del periodo di vigenza. La legislazione è intervenuta con stanziamenti specifici, come nel caso del blocco contrattuale del 2016-18, richiedendo tre leggi di bilancio. Questi ritardi incidono sull’inizio effettivo delle negoziazioni da parte dell’Aran, posticipandole quasi alla fine del periodo contrattuale.
Infine considerando le risorse aggiuntive, alcune devolute alla contrattazione collettiva, si rileva un aumento dell’ammontare complessivo destinato al trattamento accessorio del personale amministrativo. Un secondo gruppo di finanziamenti si riferisce a risorse legislative principalmente per il personale della sicurezza e della sanità, contribuendo a un aumento della dinamica retributiva a regime dal 4,1% al 5%.
Si evidenzia inoltre uno stanziamento straordinario di 3 miliardi per la Sanità, di cui 2,4 miliardi sono considerati nel costo del rinnovo dei CCNL, mentre i restanti 600 milioni hanno diversi destinatari e finalità, inclusa l’acquisto di prestazioni ospedaliere e il potenziamento delle attività di prevenzione.
Il testo completo del rapporto
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it