pensioniSono ancora in corso i riesami delle domande per accedere all’Ape sociale e al beneficio pensionistico per i lavoratori precoci: quante sono le domande accolte? Sono troppo poche rispetto al totale? L’Inps sarà richiamato a un riesame delle domande sin qui respinte.


Dopo il primo monitoraggio delle domande di certificazione per il riconoscimento delle condizioni di accesso all’Ape sociale e al beneficio “precoci”, presentate entro il 15 luglio 2017 ed istruite dall’Inps entro il termine del 15 ottobre, sono state 15.493 le domande di certificazione accolte (comprensive dei riesami), un numero pari al 39% del totale, mentre sono risultate 9.031 quelle relative al beneficio “precoci” (34% del totale).

 

Le domande rifiutate sono nel complesso 44.306 su un totale di 66 mila: 25.895 per l’Ape sociale (65%) e 18.411 da lavoratori precoci (70%). Il ministero del Lavoro precisa però che questi numeri si riferiscono “all’esame effettuato dall’Inps prima delle nuove indicazioni”, fornite il 13 ottobre scorso dallo stesso ministero. Questo significa che l’Inps sarà richiamato a un riesame delle domande sin qui respinte.

 

Inoltre tra il 15 luglio e il 30 novembre, data di scadenza per la presentazione della seconda tornata di domande, sono pervenute altre 8.523 le domande di certificazione per il riconoscimento delle condizioni di accesso all’Ape sociale e 8.394 relative al beneficio “precoci”, per un totale di 16.917, le quali saranno istruite nel più breve tempo possibile.

 

Completate le operazioni relative anche al secondo monitoraggio sarà possibile fornire, a consuntivo, il numero complessivo di soggetti che per l’anno 2017 sono risultati in possesso dei requisiti necessari per le misure di anticipo della pensione.

 

Un nuovo indirizzo interpretativo, fornito dal ministero del Lavoro, riguarda i lavoratori disoccupati. I sindacati denunciano numerosi casi di lavoratori rimasti senza lavoro e ai quali è stata rifiutata l’Ape sociale, perché al termine del periodo di Naspi (il sussidio di disoccupazione), avevano accettato lavoretti di brevissimo periodo, talvolta poche ore retribuite con voucher, perdendo così – secondo l’Inps – lo status di disoccupati. Il ministero ora precisa che il periodo di inoccupazione può essere interrotto dopo la fine della Naspi purché non siano superati i sei mesi di lavoro.