pensione adeguamenti speranza di vitaPensioni: ecco le “attività gravose” o “difficoltose” che saranno esentate, totalmente o in parte, dal meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita secondo l’emendamento prodotto dal Governo alla Legge di Bilancio.


Il governo ha presentato l’emendamento al testo della legge di bilancio che include anche operai e braccianti agricoli, marittimi e pescatori e lavoratori degli impianti siderurgici. Operai edili, conciatori, ferrovieri, gruisti, camionisti, infermieri che lavorano su turni, facchini o addetti alle pulizie, spazzini, addetti all’assistenza di persone disabili, maestre d’asilo. Sono le “attività gravose” o “difficoltose” che saranno esentate, totalmente o in parte, dal meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita secondo l’emendamento prodotto dal Governo alla Legge di Bilancio. L’esenzione sarà riconosciuta a condizione che tali attività siano state espletate per almeno sette anni negli ultimi dieci anni di vita lavorativa e che ci siano almeno 30 anni di contributi. 

 

Si tratta in sostanza delle medesime categorie professionali che da quest’anno possono godere dell’Ape sociale a partire dal 63° anno di età unitamente a 36 anni di contributi oppure del pensionamento anticipato con 41 anni di contributi a condizione di avere almeno 12 mesi di lavoro prima del 19° anno di età.

 

A queste categorie si aggiungono ulteriori quattro categorie attualmente fuori dal perimetro dei lavori gravosi quali: operai e braccianti agricoli, marittimi, addetti alla pesca, siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi tra i lavori usuranti di cui al decreto legislativo n. 67 del 2011.

 

Per queste categorie di lavoratori dipendenti il meccanismo degli adeguamenti automatici alla speranza di vita resta bloccato dal 2019 tanto per la pensione di vecchiaia che per la pensione anticipata. In tal caso l’età per la pensione di vecchiaia resterà ferma a 66 anni e 7 mesi e quella per il pensionamento anticipato a 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne) evitando così di schizzare di altri 5 mesi come accadrà per la generalità degli altri lavoratori. La platea dei lavoratori coinvolti sarebbe di circa 17-20 mila persone, pari a circa il 10 per cento dei pensionamenti stimati per il 2019.

 

Beneficio limitato solo ad alcune mansioni

 

Nessun beneficio si prospetta per la generalità degli altri lavoratori dipendenti ed autonomi che continueranno a subire l’incremento dei requisiti di pensionamento, un punto cardine della Riforma Fornero e Sacconi, che il Governo non vuole mettere in discussione.

 

Tuttavia, al fine di garantire un andamento più lineare dell’adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di accesso al pensionamento, con effetto dallo scatto del 2021, viene ammorbidito il meccanismo di calcolo con tre modifiche: 1) l’assunzione per il calcolo dell’adeguamento della media della speranza di vita nel biennio di riferimento rispetto a quella del biennio precedente; 2) l’assorbimento di un’eventuale riduzione della speranza di vita relativa al biennio di riferimento, da portare in riduzione dell’adeguamento successivo; 3) la fissazione di un limite massimo di tre mesi per ciascun adeguamento futuro, da riassorbire nell’ambito dell’adeguamento successivo qualora sia registrato un incremento superiore.

 

Ok all’istituzione di una Commissione ad Hoc

 

Il governo, infine, ha anche proposto la formazione di una commissione scientifica ad hoc (formata dai ministeri della Salute, del Lavoro e dell’Economia, da istituti come l’Inps e l’Inail, e la probabile partecipazione dei sindacati) per calcolare in maniera puntuale la differente speranza di vita in base al lavoro che si svolge. La Commissione concluderà i lavori entro il 30 settembre 2018ed entro i dieci giorni successivi il Governo presenta al Parlamento una relazione sugli esiti dei suoi lavori.