lavoro-contratti-def-672Firmato il decreto, previsto dalla legge di bilancio, che sblocca le risorse per i rinnovi dei contratti nel pubblico impiego. La divisione delle risorse è fissata in un Dpcm, che è stato firmato dalla ministra per la Pa e la semplificazione Marianna Madia e attende ora la condivisione dell’Economia e il via libera di Palazzo Chigi.

 


 

Il provvedimento, ora all’esame della Corte dei Conti ripartisce il cosiddetto ‘fondone’: il governo si è impegnato ad assegnare la quota prevalente dello stanziamento economico (il cosiddetto “Fondone”) al rinnovo contrattuale, quindi se la maggior parte dei fondi sarà convogliato sui contratti, un’altra parte andrà a finanziare gli 80 euro per le forze dell’ordine e il riordino dei dipendenti con assunzione di precari.

 

La progressione delle risorse destinate al rinnovo è pari a 300 milioni, appostati lo scorso anno, a 900 milioni per quest’anno, che diventeranno 1,2 miliardi di euro nel 2018 (il contratto infatti copre il triennio 2016-2018). 

 

Una cifra che dovrebbe bastare a coprire l’aumento di 85 euro in busta paga. Ulteriori risorse, in base a quanto previsto dall’accordo siglato lo scorso novembre saranno reperite con le prossime manovre finanziarie. La parte normativa, per la riapertura della contrattazione, viaggia con la riforma del pubblico impiego, inserita in due decreti approvati in via preliminare in Consiglio dei ministri e che riceveranno il via libera finale “entro la fine di maggio”, chiarisce sempre la ministra.

 

Come sottolineato dal Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, l’accordo innovativo che mette fine ai premi a pioggia, valorizza le professionalità, dà più spazio alla contrattazione, aumenta la responsabilità e la produttività. L’intesa che sblocca la contrattazione nel pubblico impiego prevede un incremento contrattuale non inferiore a 85 euro mensili medi.

 

Tra le novità concordate figura anche quella di adottare misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza. Per cui è necessario un percorso che segni “una discontinuità con il passato”. Inoltre, il Governo si impegna a rivedere il rapporto tra legge e contrattazione, “privilegiando la fonte contrattuale” in “tutti i settori”. Non solo, l’esecutivo farà in modo che il ricorso all’atto unilaterale da parte della P.A. sia limitato ai casi in cui ci sia stallo con conseguente “pregiudizio”.