tributi localiIn cinque anni, dal 2011 al 2015, i Comuni che partecipano all’accertamento dei tributi erariali hanno ottenuto più di 71 milioni di euro. Mentre il numero di Comuni che hanno ricevuto la quota incentivante è cresciuto costantemente con una leggera flessione nel 2015, come attestano i dati appena pubblicati dal Viminale. Questi ultimi non includono i risultati della regione Sicilia, lo statuto prevede che tutte le entrate tributarie erariali riscosse nell’ambito del territorio, salvo poche eccezioni, spettino alla regione, che poi assegna la quota (del 100%) ai Comuni. I 335 beneficiari del 2011 sono saliti progressivamente a 440 nel 2012, 516 nel 2013 fino a diventare 609 nel 2014 e 563 nel 2015. Per un totale di 1.061 Comuni, cioè oltre il 13% dei municipi italiani. Lo rileva la Fondazione Ifel Anci per la Finanza locale tracciando un primo bilancio dell’attuazione della legge che dal 2011 garantisce agli enti locali che collaborano con l’Agenzia delle Entrate il 100% delle maggiori somme riscosse, incentivo che è stato confermato anche per il triennio 2015-2017.

 

La panoramica sull’accertamento

 

Ma per avere una panoramica sull’accertamento compartecipato non basta analizzare i dati sulle spettanze dei Comuni perché si tratta di percentuali calcolate sul riscosso e quest’ultimo non si riferisce all’annualità, ma all’intero periodo di attività. «Partendo dalle segnalazioni qualificate che i Comuni trasmettono all’Agenzia delle Entrate – sottolinea Guido Castelli, presidente Ifel e delegato Anci per la Finanza locale – osserviamo che dal 2009 fino al 31 marzo 2016, sono state trasmesse 82.637 segnalazioni che hanno portato a una maggiore imposta accertata di 317.085.088, 46 euro e a un riscosso di 84.761.529,51 euro». Come si vede dalla tabella le segnalazioni sono cresciute fino a un picco massimo nel 2012 per poi calare nel successivo triennio. Stessa sorte seguono maggiore imposta accertata e somme riscosse. «L’andamento decrescente del fenomeno – spiega ancora Castelli – deve essere letto con qualche accortezza per almeno due ragioni». Da un lato «la linea adottata all’interno del fronte antievasione attivato con i Comuni, è di privilegiare la proficuità alla numerosità delle segnalazioni. Come dire: poche segnalazioni, ma buone». Dall’altro va considerato che «sia la maggiore imposta accertata che il riscosso assumono valori che crescono nel tempo perché bisogna tenere conto dei tempi di accertamento e di riscossione. In un preciso momento i dati finanziari, specie quelli sul riscosso, sono più stabili se riferiti ad annualità remote, molto meno se riguardano gli anni più recenti, essendo il riscosso il tassello conclusivo di un processo anche molto lungo. Come dire: per misurare l’accertato, ma, soprattutto, il riscosso degli ultimi due-tre anni occorre aspettare ancora un po’».

 

La distribuzione delle segnalazioni

 

Un’altra tabella rappresenta la distribuzione del fenomeno delle segnalazioni sul territorio. Nella valutazione della Fondazione Ifel, si dimostra l’importante novità che il Sud non è più il fanalino di coda. Nel 2014, infatti, si registra il sorpasso per quanto riguarda le segnalazioni, l’accertato e il riscosso. Nel 2014, ad esempio, la maggiore imposta accertata conseguente a segnalazioni dai Comuni di sud e isole è di 8.598.942, contro 857.176 del centro. Più di dieci volte. E se a guidare le classifiche ci sono sempre Emilia Romagna e Lombardia, è vero che la Sicilia, sempre al mese di marzo 2016, è al quinto posto per accertato e al quarto per riscosso, e cioè davanti a Liguria, Toscana, Friuli e Lazio. Analogamente le 798 segnalazioni del 2015 che provengono dai Comuni calabresi collocano la regione al quarto posto fra tutte. E d’altra parte, Reggio Calabria è fra le prime 8 città, secondo i dati pubblicati in questi giorni sul sito del ministero dell’Intero.

 

La collaborazione contro l’evasione

 

Secondo Castelli, «i dati sull’accertamento sono caratterizzati da una forte specialità e restituiscono un quadro di attivazione dei Comuni nelle varie regioni “a macchia di leopardo” e non sempre coerente con le tradizionali “virtuosità” territoriali. Oltre ad agire sulle aree più svantaggiate, occorre lavorare ovunque sulla collaborazione inter-istituzionale e far sì che il Gruppo di lavoro previsto dal protocollo d’intesa che Anci e Ifel hanno sottoscritto nel maggio 2014 con l’Agenzia delle Entrate entri a regime, il prima possibile, in un percorso di lavoro concreto e condiviso», ribadisce il delegato Anci alla Finanza locale. In quest’ottica, sulla scorta degli ottimi risultati del progetto SemplifiSco, attuato in convenzione con il Dipartimento della Funzione pubblica, Ifel va avanti con molte iniziative per rafforzare la collaborazione contro l’evasione: dalla formazione, online e on site, fino al Repository Semplifisco, che agevola i Comuni a riusare i migliori applicativi necessari per gestire le proprie banche dati in rapporto a quelle delle amministrazioni centrali. «Perché tutto parte da lì – conclude Castelli – dai dati, incrociando i quali i Comuni individuano le posizioni sospette, che poi segnalano».