opzione donnaLavoratrici della classe 1958-1959 segnatevi la data del 30 Settembre 2016 sul calendario. Entro questa data, infatti, il Governo e l’Inps dovranno comunicare alle Camere i dati relativi al monitoraggio della sperimentazione dell’opzione donna, con particolare riferimento alle lavoratrici interessate e ai relativi oneri previdenziali impegnati. E qualora dal monitoraggio risultassero risorse aggiuntive il Parlamento potrà stabilire una ulteriore proroga della sperimentazione dopo quella già avvenuta con la legge di stabilita’ 2016.

 

Attualmente, come noto, l’opzione donna può essere esercitata dalle lavoratrici dipendenti nate entro il 30 settembre 1958 (anche del pubblico impiego) oppure entro il 30 settembre 1957 se autonome a condizione, in entrambi i casi, di avere almeno 35 anni di contributi entro il 31.12.2015. Si tratta di una opzione riscoperta in questi ultimi anni da un numero sempre maggiore di donne dopo che la Riforma Fornero del 2011 ha abolito la pensione di anzianita’ ed ha innalzato bruscamente l’età pensionabile (da 60 a 66 anni). Secondo i dati forniti dall’Inps, nel 2015 le domande presentate hanno superato le 12mila unità, erano 10.332 le prestazioni liquidate nel 2014 e 8.846 quelle liquidate nel 2013. Un passo avanti notevole se si considera che nel 2009 erano solo in 56 avevano esercitato l’opzione. Questa scelta comunque non è indolore perchè l’uscita anticipata viene pagata, spesso, con una riduzione dell’assegno pensionistico anche superiore al 30% dell’ultimo reddito percepito.

 

Con la recente proroga il Governo ha indicato un onere di circa 2,5 miliardi di euro stimando in 36 mila da qui al 2022 il numero delle lavoratrici che decideranno di ricorrere a questo canale di pensionamento. Ebbene nel caso in cui le risorse stanziate risultassero sovrabbondanti rispetto alle domande di pensionamento il Parlamento, con provvedimenti a carattere legislativo (dunque sottratti alla potestà del Governo), potrà stabilire la prosecuzione della sperimentazione oltre il 2015. A tal fine si prevede la trasmissione, entro il 30 settembre di ogni anno, di una relazione alle Camere, da parte del Governo, sulla base dei dati rilevati dall’INPS nell’ambito della propria attività di monitoraggio sull’attuazione della sperimentazione, con particolare riferimento alle lavoratrici interessate e ai relativi oneri previdenziali.

 

Di una eventuale proroga oltre il 2015 ne beneficerebbero, in primo luogo, le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1958 (o del 1957 se autonome) che sono rimaste escluse dall’intervento della legge di stabilità a causa dei tre mesi chiesti dal 2013 per l’aspettativa di vita. Ma non è detto che la sperimentazione non possa estendersi anche oltre ricomprendendo, ad esempio, anche parte delle nate nel 1959. Sarebbe certamente un bel passo avanti in attesa che si decida sul delicato capitolo della flessibilità in uscita.