rivalutazione pensioniLa frenata dell’inflazione limiterà la crescita degli assegni nel 2016 e i pensionati dovranno restituire all’Inps i soldi elargiti in eccesso nel 2015? Nessuna rivalutazione delle pensioni nel 2016. Anzi i pensionati saranno chiamati a restituire lo 0,1% in più attribuito “erroneamente” nel 2015 perché l’inflazione reale è stata più bassa di quella prevista. Lo mette nero su bianco il decreto 19 Novembre 2015 del ministero dell’Economia pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale che fissa l’asticella provvisoria di indicizzazione per il prossimo anno e contestualmente determina in via definitiva quella per l’anno in corso, il 2015. Una sorpresa amara anche se la colpa, almeno questa volta, non è della Fornero bensì della mancata crescita dell’economia e dell’andamento dei prezzi.

 

Da Gennaio l’Inps taglierà quindi i trattamenti in essere riducendo gli importi dello 0,1%. I calcoli sono facili: dato che l’andamento dei prezzi a fine 2015 (0,2%) è stato più basso rispetto alle previsione dello 0,3 sulla base della quale, l’anno scorso, era stato calcolata la consistenza delle pensioni i pensionati devono restituire allo Stato i soldi elargiti in eccesso. Uno 0,1% in meno di inflazione reale rispetto a quella prevista. Anche lo scorso anno l’Inps ha dovuto recuperare dalla pensione uno 0,1% “indebitamente” corrisposto ma gli assegni erano comunque saliti in quanto l’effetto era stato compensato dall’aumento dell’inflazione previsto per l’anno successivo, il 2015, pari per l’appunto allo 0,3%.

 

Nel 2016, non essendoci alcun aumento in via previsionale delle pensioni, l’effetto compensazione viene meno e resta solo quello 0,1% elargito in più del 2015 da recuperare con il rateo di Gennaio. Il mancato aumento del 2016 è comunque un valore provvisorio, in quanto calcolato sui primi nove mesi del 2015, e quindi non è escluso che quello definitivo cambi, con effetto tra dodici mesi. Il valore zero, infatti, è stato stabilito sulla stima di variazioni positive negli ultimi tre mesi dell’anno (rispettivamente 0,2%; 0,2%; 0,3%).

 

Il meccanismo – L’inflazione incide anche sul valore della pensione. E, proprio per scongiurare che con il passare del tempo l’assegno perda potere d’acquisto, esiste un meccanismo di salvaguardia che prende il nome di perequazione o rivalutazione automatica e che indica esattamente l’adeguamento periodico di quanto si percepisce all’aumento del costo della vita. L’Istat determina la percentuale di incremento del livello dei prezzi da un anno all’altro ed eroga, da quel momento in avanti, la pensione aumentata di quella percentuale. Nel corso degli ultimi anni la leva della rivalutazione è stata ampiamente utilizzata — secondo diverse modalità — per realizzare risparmi per le casse dello Stato.

 

Sulla rivalutazione delle pensioni dell’anno prossimo, peraltro, si faranno ancora sentire gli effetti della sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocco biennale introdotto nel 2012-2013 per gli assegni superiori a tre volte il minimo. Per attutire gli effetti di questa decisione il governo con il Dl 65/2015 ha messo a punto un complicato sistema di restituzione parziale delle rivalutazioni non riconosciute in passato che porterà in tasca un aumento di circa 15-20 euro al mese dal 1° gennaio 2016.