investimenti, spazio urbanoCom’è possibile realizzare investimenti importanti come le riqualificazioni degli edifici, della pubblica illuminazione o investimenti nell’energia rinnovabile se ai comuni non è lasciato alcun margine di iniziativa?

 

Da anni gli enti locali sono vittime di una progressiva contrazione di risorse (i sindaci e la stessa ANCI ce lo ricordano), principalmente per effetto del famigerato ‘patto di stabilità interno‘: tutti promettono di rivederlo, ma alla fine è invece sempre confermato, quando non o peggiorato. Questa stretta è particolarmente assurda per le opere di riqualificazione energetica degli edifici, dell’illuminazione pubblica: gli enti locali gestiscono edifici che più di altri necessitano di manutenzione, e il risparmio rappresentato da tali interventi potrebbe essere impiegato da loro in ambiti in cui vi è necessità (negli investimenti, ma soprattutto nella spesa sociale e corrente). Questi interventi sono opere pubbliche diffuse su tutto il territorio nazionale, che creerebbero opportunità di lavoro ed effetti positivi anche sulla bilancia dei pagamenti nazionale (cronicamente in rosso alla voce energia), e diminuzione delle emissioni.

 

Si può fare, ed è già stato fatto, mobilitando risorse e competenze dei privati attraverso i PPP (cioè strumenti di Partnership Pubblico Privata), che coinvolgono correttamente i privati facendoli investire e applicare competenza a questi ambiti, e si può fare anche senza che l’ente sia costretto ad investire denaro, né che sia costretto ad alienare la proprietà o il controllo sui proprio impianti e servizi.

 

Ma questi strumenti non sono diffusi come meritano: da un lato gli enti esitano ancora ad applicarli, sebbene introdotti da tempo ed in linea con la legislazione comunitaria, dall’altro sono le stesse aziende a non essere ancora completamente attrezzate a lavorare in questo modo e a organizzarsi fra di loro per partecipare alle gare d’appalto. In particolare per il più recente fra questi strumenti, il Contratto di Messa in Disponibilità (o contratto di disponibilità).

 

L’esempio della gara di illuminazione di Montechiarugolo, la prima in Italia ad adottare questa procedura: documenti, contratti, caratteristiche e risultati ottenuti.

 

Per Marco Boschini, coordinatore dell’Associazione Comuni Virtuosi «le esperienze dei nostri comuni non sono solo buone esperienze in campo ambientale, portano con sé innovazione amministrativa e possibilità di un’economia che è virtuosa perché va nella direzione della diminuzione degli impatti delle nostre comunità, dell’aumento del lavoro, della diminuzione della dipendenza energetica. Sentiamo sempre di più la necessità di trasformare i progetti più significativi in percorsi da offrire anche ai comuni non soci e al mondo delle imprese, senza le quali non potremmo realizzare un cambiamento diffuso»

 

Secondo Raul Daoli, presidente della Comuni Virtuosi Servizi: «Intendiamo offrire ai comuni, soci e non, uno strumento di efficientamento e ottimizzazione del fabbisogno e dei costi energetici, che si inserisce in maniera importante in un quadro di messa in efficienza degli enti locali. Crediamo che sia il modo corretto di coinvolgere e responsabilizzare i privati».

 

Ancora Maurizio Olivieri, della Comuni Virtuosi Servizi. «Le possibilità date dall’intervento privato, quando si tratta di progetti con potenziale redditività o certa diminuzione delle spese, e che quindi non hanno effetto negativo sul patto, sono potenzialmente infinite. Con questo strumento il privato può mettere in campo la sua professionalità e le sue modalità di approccio, senza che l’ente perda il controllo sulle opere e sulla loro gestione, aumentando viceversa la propria consapevolezza e il livello dei servizi erogati».